Parlar d’altro



Avrei potuto parlarvi, delle prossime elezioni primarie per la selezione del prossimo candidato alla carica di Sindaco di Bologna.
Cosa volete, nel mio piccolo ho sempre considerato le primarie uno mero strumento e non la “sospensione dalla responsabilità di scelta” dei gruppi dirigenti di un partito.
Oppure disquisire dell’informazione ai tempi del Covid. Per far cosa? Per accodarmi a chi dice la comunicazione TV e della carta stampata è solo chiacchiericcio e urla per vendere qualche copia in più, senza muovere un dito per riportarla ai livelli degni di un paese democratico?
Discettare dei vari “decreti Ristori”, per condividere il pensiero di chi afferma che il ristoro manca oppure è, ben che vada, insufficiente?
Dibattere sugli orari del coprifuoco? Discussione marziana.

Non sono un “tuttologo” e la mia non è spocchia, ma la semplice esigenza di volgere lo sguardo altrove. Verso un libro ad esempio. Un libro che ho avuto modo di sfogliare in queste settimane.
“Patria” di Fernando Aramburu, è un romanzo definitivo. Appassionante, profondo, duro ed al contempo delicato.
Le vicende narrate, ci riportano alla questione basca, all’Euskadi Ta Askatasuna (ETA), ad anni di passione politica, di gioie e di terrificanti assassini. Di vite vissute, spezzate, cancellate, cambiate. Di comunità lacerate dal fanatismo.
Anni di chi vive e sopravvive. Anni di chi cerca pace e riconciliazione.
Due famiglie, in fondo legate che attraversano gli anni 70 e 80 in un paesino alle porte di San Sebastian.
L’osteria, le partite a carte, le corse in bicicletta, gli amori. Fratelli e amici, studenti e compagni di giochi.
Poi come per il quadro che cade all’improvviso nella scena de “La leggenda del pianista sull’oceano”, la vita spezzata di Txato, proprietario di una piccola azienda di  trasporti preso di mira dall’ETA e ucciso in un attentato, porta la narrazione nel vortice della disperazione con un ritmo che si fa più incalzante.
Passano gli anni ma Bittori, la moglie del Txato, continua a cercare verità e riconciliazione. Cerca pace per lei e per le tante persone coinvolte, riprendendosi così un’esistenza stravolta dalla violenza.
In fondo c’è il futuro, con parecchie ferite certo, anche profonde. Ma c’è la ricostruzione, dopo la distruzione.

Non so se si possa dire che un libro ti faccia attraversare e vivere un altro presente, in fondo non si tratta di scappare da ciò che ci circonda. Tuttavia un libro, un buon libro, ti può far emozionare e appassionare e far passare qualche tempo lontano da questa quotidianità confusa.
Un libro che consiglio, per parlar finalmente d’altro.
 
Marco Lombardelli
 

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