Stesso sangue

Chi ama i racconti, a volte preferendoli ai romanzi tout court (e chi scrive è decisamente tra questi), non può non avvicinarsi con ardorose aspettative a questo “Stesso sangue”, raccolta di quattro racconti, appunto, di 5 grandi (o presunti tali) giallisti di cui due, inevitabilmente ed ormai classicamente, facenti coppia.

Aspettative amplificate ed in qualche maniera rese ancora più sdrucciolevoli dall’immancabile lancio da quarta di copertina einaudiana:

“… Due grandi scrittori stranieri, tre grandi scrittori italiani. Quattro racconti noir con un unico tema: la vicinanza del male. "Questo incanto non costa niente" di Francesco Guccini & Loriano Macchiavelli. Bagni dell'Appennino, 1938. II rampollo di un gerarca fascista muore in un incidente stradale, ma il padre crede si tratti di omicidio. II giovane maresciallo Santovito indaga. "Coco Butternut" di Joe R. Lansdale. Hap & Leo hanno ricevuto un incarico bizzarro: il proprietario di un cimitero per animali vuole che recuperino la bara con i resti del cane di sua madre; qualcuno l'ha rubata e chiede un riscatto. "Siero" di Jo Nesbø. La tensione tra un padre e un figlio cresce fino al parossismo, ma anziché esplodere trova la strada del calcolo: non esiste peccato, solo volontà di vivere. "Ti ho fatto male" di Marcello Fois. La moglie del commissario Sanzio è stata uccisa, e la vita del poliziotto è sprofondata in un abisso di incoscienza, una tenebra che oscura tutto, anche il volto del colpevole”.

Questo in sintesi quello che ci si dovrebbe aspettare. Sennonché. Sennonché l’antica ed adusata abitudine ad iperboli prezzolate, lasciano presagire che non tutto sarà così limpido e piacevole come si vorrebbe far credere. Ed infatti… L’istintivo commento sarebbe che pure loro tengono le bollette da pagare, ma detto ciò si rischierebbe di peccare di superficiale superficialità ed allora. Ed allora se la premiata ditta Guccini&Macchiavelli continua (ed anzi cronologicamente anticipa introducendo la figura del Santovito che commissario sarà) nella meritevole consuetudine di raccontare, prima ancora di indagare, un’Italia che ormai non c’è più (anche se ciclicamente, e mai come ultimamente, si ripresenta spolverando vecchie camicie nere, labari sdruciti, memorie impolverate e coscienze opache), Lansdale immerge il suo immarcescibile tandem, Hap&Leonard, in un’avventura da albori della coppia rinfrescandone l’aurea appesantita anche da una trasposizione televisiva non brillantissima. Il brutto, o meglio ciò che non si vorrebbe aver letto, arriva con i racconti di Nesbo (racconto che, del 1999 mentre tutti gli altri, del 2016, parrebbero essere stati pensati e scritti per l’occasione, avvalora l’ipotesi iniziale di qualche conto da saldare) ma soprattutto con il come al solito sopravalutato Fois che si perde in un improbabile e stanco arrovellarsi su se stesso con digressioni fantasmatiche che non fanno altro che ritardare una fine talmente annunciata da far rimpiangere non avere avuto a portata di mano un buon bicchiere di gin. Quel gin che per il commissario Sanzio (alter ego in questo dell’autore) “…assume personalità solo quando è all’interno di qualcos’altro …”. E questa mancanza di gusto e cultura è la cosa che più offende il lettore.

Commenti