8 marzo, festa di chi?

 

Per l’8 marzo, giornata internazionale della donna, la Commissione europea pubblica la Relazione 2021 sulla parità di genere nell’UE[1].

Il 2020 è stato un anno particolare, l’anno della grande pandemia. Emerge con grande chiarezza, da questo monitoraggio europeo, che le donne sono quelle che hanno pagato e stanno pagando di più.

La pandemia ha esacerbato le disparità esistenti fra uomini e donne in tutti gli ambiti della vita, e non solo in Europa, in tutto il mondo.

Per prima cosa, va sottolineato che le donne sono state in prima linea nella lotta contro la pandemia. il 76% del personale dei servizi sanitari e sociali e l'86 % del personale che presta assistenza alle persone è costituito da donne. Con la pandemia le lavoratrici di questi settori hanno subito un aumento senza precedenti del carico di lavoro, dei rischi per la salute e dei problemi relativi alla conciliazione della vita professionale con quella privata.

Inoltre, le donne sono sovra-rappresentate nei settori che sono stati maggiormente colpiti dalla crisi (commercio al dettaglio, comparto ricettivo, lavoro di cura e lavoro domestico) in quanto comportano mansioni che non è possibile svolgere a distanza. Ma anche in altri settori le prime ad andare a casa sono state le donne perché se si deve licenziare, da loro sempre si inizia. I dati sulla disoccupazione 2020 sono impietosi per le donne, perché quasi il 100% dei lavori persi a causa del covid 19 erano lavori svolti da donne.

A volte sono state le donne stesse a lasciare il lavoro. Non volontariamente, ma per necessità. Le chiusure hanno avuto forti ripercussioni sul lavoro di cura non retribuito e sull'equilibrio tra vita professionale e vita privata. La chiusura delle scuole è caduta quasi esclusivamente sulle spalle delle donne, le quali hanno dedicato, in media, 62 ore a settimana alla cura dei figli (rispetto alle 36 ore degli uomini) e 23 ore a settimana ai lavori domestici (gli uomini 15 ore).

Un altro aspetto riguarda la violenza sulle donne. Come già tutti sappiamo, si è registrato un forte aumento della violenza domestica, che già prima della pandemia era ad un livello allarmante . Dalla relazione della Commissione europea scopriamo quanto. In Francia abbiamo avuto un aumento del 32% delle segnalazioni per violenza domestica, in Spagna del 18% solo nelle prime due settimane di confinamento.

I dati italiani non sono presenti nel rapporto, ma se andiamo a vedere i dati ISTAT relativi alla violenza sulle donne, possiamo apprendere che le chiamate valide sia telefoniche sia via chat al numero di pubblica utilità 1522 nel periodo compreso tra marzo e ottobre 2020 è notevolmente cresciuto rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+71,7%) [2].

Infine, un dato paradigmatico: l'assenza delle donne nelle sedi decisionali in materia di COVID-19. Uno studio del 2020 ha rilevato che gli uomini sono molto più numerosi delle donne negli organismi creati per rispondere alla pandemia. Delle 115 task force nazionali dedicate alla COVID-19 in 87 paesi, tra cui 17 Stati membri dell'UE, l'85,2 % era costituito principalmente da uomini, l'11,4 % principalmente da donne e solo il 3,5 % era caratterizzato da una parità di genere. A livello politico, è donna solo il 30 % dei ministri della Sanità dell'UE.

Solo la Commissione europea va controcorrente. A capo della task force della Commissione per la crisi COVID-19 siede la Presidente von der Leyen e, degli altri cinque Commissari che la compongono, tre sono donne.

Quindi, non raccontiamoci storie. Quando il gioco si fa duro, le donne restano fuori. La questione è sempre la stessa. La parità di genere non c’è ancora. Se i posti diminuiscono, le donne restano fuori. Se c’è bisogno di prestare cura, le donne tornano in scena, ma ne usciranno non appena non saranno più necessarie. E non ci saranno neppure i ringraziamenti, perché fa parte del ruolo.

Quando ci sono tanti soldi da spendere, le donne sono escluse dal centro di comando, quando c’è da governare la miseria, tornano nuovamente utili.

E’ una gabbia difficile da aprire questa. Dovrebbero aiutarci ad aprirla i nostri compagni, amici, mariti, fratelli. Ma non ci farei tanto affidamento. Dovrebbero perdere qualcosa per farlo guadagnare a noi, mica facile. E poi, diciamolo pure, neanche vedono le sbarre, perché stanno al di là del perimetro e quelle sono sbarre che le vedi solo se ci stai dentro.

Quante volte vi siete sentite dire che è ora di finirla di piangersi addosso. Questo eccesso di femminismo è stucchevole, eccessivo. Dare un posto ad una donna anziché a un uomo solo perché è donna abbassa il livello. Non è meritocratico. Anche se è piuttosto strano che nell’istruzione superiore siano le donne a primeggiare e poi quando si gareggia per un buon posto di lavoro, a vincerlo sono per lo più gli uomini. Ma su questo è meglio glissare.

Picchiare le donne si, che è una brutta cosa, ma mica tutti gli uomini sono così. Se siete più brave dimostratelo, con le vostre forze, come facciamo noi. E qui casca l’asino…. Siete sicuri che ce la fate con le vostre forze? Siete sicuri che la forza vera non stia nell’essere il genere dominante?

Anche noi donne a volte ci adeguiamo. Non sempre sono gli uomini a preferire gli uomini, a volte lo fanno anche le donne. Quelle arrivate. Quelle che pensano di essere arrivate perché hanno gli “attributi”, come gli uomini. E per tenersi a livello usano gli attributi come clave, come farebbe un vero uomo. Per fortuna ci sono tante donne che non sono scese a questi compromessi e, con fatica, continuano a sapere da dove arrivano, ricordano la fatica che hanno fatto, e la riconoscono nelle giovani che ancora hanno dinanzi a sé le porte chiuse.

Bene. Ora smettiamo di piangerci addosso, che è il giorno della nostra festa, e facciamo un gioco.

Vogliamo fare una scommessa? Credo che dopo la debacle del Partito democratico avremo una reggente donna, un’ancella di una qualche corrente. Ma il prossimo segretario sarà uomo. Si accettano scommesse

Vartolina


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