Il Migliore

 

La lungimiranza del Presidente Mattarella nella scelta del professore Mario Draghi, lancia una importante sfida alla politica italiana. E’dalla lontana epoca di tangentopoli che la politica fallisce quando è chiamata a rigenerare se stessa e a costruire una proposta per il Paese; più si sono acuite le crisi in Italia e più si è fatto ricorso alla scelta di competenze apparentemente estranee alla politica ma nella sostanza protagoniste nelle vicende sociali, economiche e anche politiche del nostro paese.

Il mantra che recitava la litania dei migliori al governo ha fatto da cornice ai momenti peggiori dell’Italia, e spesso ne è rimasta una eco a ricordo esclusivo di rimpianti e di occasioni perdute.

Oggi però l’incarico di formare il Governo del Recovery Found è stato affidato al migliore, non potevamo aspettarci scelta più appropriata, ed oggi spetta a tutti noi contribuire alla riuscita del nascente governo, partiti, o ciò che ne resta, parti sociali e culturali, mondo del lavoro. Nella sostanza e finalmente il primo governo profondamente ed inequivocabilmente europeista.

Ora tra i partiti che falliscono nel loro compito essenziale di esprimere una classe dirigente in grado di governare il paese, e nonostante ciò pronti a posare per la foto di rito col mito, tra i corpi sociali intermedi che sgomitano per sedersi a tavola col “Principe” per testimoniare la loro stessa esistenza, spunta la assurda e fuorviante questione del Governo Tecnico. Il grande mucchio, quindi, dovrebbe rappresentare l’unità di misura della politicizzazione del futuro governo presieduto da Draghi, questo secondo tanti politici ma anche illustri opinionisti, quasi a voler minacciare in anticipo le scelte del neo Presidente e la sua stessa legittimazione, condizionandola alla spartizione, si noti bene non alla condivisione, del governare.

In un mondo ideale, anzi normale, la prova data dai circa 945 parlamentari italiani indurrebbe a diversi giudizi e diverse scelte, in questo mondo ed in questo particolare momento, invece, i partiti i gruppi e addirittura i singoli eletti offrono, in teoria, al Migliore ampia collaborazione nella ricostruzione del paese, in pratica, però, il rischio concreto è di una torre di babele dove le parti in causa non solo parlano lingue diverse ma pensano in modo diverso. Oserei dire, in modo improprio visto le componenti in campo, che si tratta di visioni del mondo in antitesi, ammesso che quanto proposto dalle attuali componenti politiche possa essere letta come una visione del mondo, ne dubito, ciò che appare è la grande ammucchiata. E’ evidente che, non è il modo migliore per il riscatto dei partiti che di strada ne devono ancora fare tanta, lo è più probabilmente per il riscatto della Politica intesa come partecipazione ampia a sostegno di una figura istituzionale al di sopra delle parti; è altrettanto evidente che non è questo il modo migliore per rispondere all’accorato appello del Presidente della Repubblica, ne è il modo migliore per agevolare una personalità dello spessore di Mario Draghi nella costruzione del governo dei migliori. Proporre una fisionomia di un nuovo governo troppo ampia ed eterogenea per guidare la grande stagione di investimenti e di cambiamento che esige scelte politiche coese, coerenti con le direttive europee, rischia di perdersi la via maestra. Crisi sociale ed economica, riduzione del gap tra nord e sud, infrastrutture, politiche di digitalizzazione e trasferimento tecnologico verso il mondo delle imprese troppo debole e frammentato per resistere alla crisi pandemica, riconversione ecologica e rigenerazione delle grandi aree periferiche metropolitane, semplificazione amministrativa e capacità di spesa. Insomma una reale rivoluzione sociale e culturale del nostro paese! Evidente è l’essenza politica del futuro governo Draghi, aspetto fondamentale per definirne la piena legittimazione. Tutti i governi che trovano una maggioranza in parlamento sono politici, hanno il diritto dovere di fare scelte politiche, governare processi e garantire la certezza dei tempi per attuarli! Un carburatore lo cambia un tecnico un paese lo governa e lo cambia sempre un politico indipendentemente dalle cause che lo mettono in gioco.

E per Draghi vale ciò che dice Roy Hobbs (Robert Redford) nel “il migliore”: “ci sono sempre stato, ogni giorno".


Giuseppe Oliviero


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