"Se chiudi la porta alla verità la chiudi alla vita": SanPa



SanPa” visto quasi tutto d’un fiato.

E’ stato come andare sulle montagne russe - dovevo capirlo subito dal sottotitolo “Luci e tenebre di San Patrignano” – ma mi ha inchiodata al video, coinvolta, interessata.

Raccontare la più grande comunità di recupero di tossicodipendenti d’Europa
non è certamente semplice, soprattutto della complessità di quello che è statama nei cinque episodi che compongono il docufilm trasmesso su Netflixci viene sopratutto mostrata una delle pagine più drammatiche della storia recente, la droga e la generazione perduta tra il disinteresse comune.

Tante testimonianze, immagini di repertorio, spezzoni di telegiornali e trasmissioni televisive che ad alcuni hanno fatto fare un tuffo in un periodo buio del nostro Paese, ad altri conoscere un pezzo di storia.

Sono gli anni 80 e la piaga dell’eroina e la sconosciuta trasmissione dell’AIDS mette in ginocchio migliaia di giovani e le loro famiglie; la comunità di San Patrignano diventa così punto di riferimento, unico appiglio per salvarsi la vita.

Sulle colline di Rimini, a Coriano, è qui che si trovaFondata da Vincenzo Muccioli, partito nel 1978 da un casolare di proprietà, sostenuto finanziariamente dagli imprenditori milanesi Gian Marco e Letizia Moratti, negli anni si amplia fino a diventare autonoma, una piccola città.

Lui, Muccioli, una sorta di guru e i ragazzi seguaci.

Non è però tutto oro quello che luccica. Tanti gli aspetti di derive. Racconti di violenze subite dagli ospiti: legati con catene, malmenati, segregati. Le ombre che cadono su San Patrignano sono molte. L’opinione pubblica si divide in due.

Il docufilm ripercorre le tappe che hanno portato Muccioli nelle aule dei tribunali e sulle prime pagine dei quotidiani nazionali, mostrando le zone grigie di una vicenda irrisolta, piena di ambiguità.

Emblematico il passaggio di Fabio Cantelli, ex ufficio stampa della comunità: “A un certo punto San Patrignano ha pensato che la sua immagine pubblica fosse più importante della libertà interiore, ma se chiudi la porta alla verità la chiudi alla vita perché smetti di evolverti” .

Ancora oggi ci si domanda se Vincenzo Muccioli fosse un salvatore o un padre-padrone.

Credo che il pregio di SanPa è aver polarizzato l’attenzione, riacceso un dibattito su quanto sia complesso gestire le tossicodipendenze; tutto racchiuso nella frase che gli autori si sono dati come linea guida: “quanto male sei disposto a giustificare, per fare del bene?”.


Giuliana Mongardi

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