Il bene comune e il bene privato. Il caso dei vaccini contro il Covid

Foto by Gerd Eltman, Pixabay


In Unione europea la campagna vaccinale è partita lo scorso 27 dicembre con il Vaccine day. Dopo poche settimane iniziano però ad arrivare i problemi.

Non parliamo di problemi nella somministrazione. Abbiamo visto che alcuni paesi sono partiti bene ed altri male (anzi malissimo, come la Francia). Il problema vero ora riguarda l’approvvigionamento.

Prima Pfizer-BioNTech e poi Astra-Zeneca, hanno annunciato ritardi nelle consegne. Si tratta di ritardi anche molto consistenti che mettono a rischio le popolazioni europee, soprattutto in presenza delle varianti inglese e brasiliana del virus che hanno iniziato a circolare in Europa in maniera preoccupante.

Il lavoro svolto dall'Unione europea nello scorso anno, prima per sostenere la ricerca sui vaccini e poi per garantire ai paesi europei l'approvvigionamento una volta autorizzati dall'Agenzia europea per i medicinali (EMA), è stato importante.

Gli investimenti europei attraverso Horizon 2020 e la raccolta di fondi con la “Risposta Globale al Coronavirus” promossi dall’UE, hanno sicuramente consentito la velocizzazione della ricerca e della sperimentazione sui vaccini, aiutando centri di ricerca ed aziende a raggiungere l'obiettivo di perfezionare vaccini sicuri in tempi grandemente inferiori alla norma.

La sottoscrizione a livello europeo di accordi con le aziende farmaceutiche sul versante del l’approvvigionamento dovevano garantire un numero sufficiente di dosi per attivare da subito la campagna vaccinale e sostenerla adeguatamente fino al raggiungimento dell’immunità di gregge entro il 2021. Questo obiettivo sarebbe stato irraggiungibile se gli accordi fossero stati portati avanti a livello di stati nazionali. Senza gli accordi a livello europeo gli stati avrebbero dovuto attivarsi singolarmente con un potere contrattuale molto minore, che avrebbe portato a prezzi più alti e a tempi più lunghi (si stima che l’arrivo dei vaccini sarebbe stato posticipato come minimo di circa 10 mesi).


Ora, i ritardi di Pfizer-BioNTech e soprattutto quello di AstraZeneca, non convincono l’Unione europea.

La Commissaria Kyriakides ha recentemente diffuso un comunicato stampa da quale risulta chiaro che l’UE nutre forti dubbi sul fatto che esistano veramente problemi di produzione. Si ritiene possibile che le aziende in questione abbiano venduto quote di vaccini a paesi extraeuropei, ottenendo un prezzo superiore a quello concordato negli accordi con l’UE. In questo modo, adducendo problemi di produzione, non stanno ottemperando agli accordi sottoscritti per quanto riguarda le tempistiche di consegna.

A questo punto l’UE, per difendere i diritti di tutti i cittadini europei, sta adottando misure di trasparenza riguardanti le esportazioni extraeuropea di vaccini dai siti di produzione europei.

Già Pfizer-BioNTech ha dato notizia di aver ripreso la produzione nel proprio sito belga e sta gradualmente aumentano l’entità delle consegne. Vediamo che succederà con AstraZeneca, sia per quanto concerne il disco verde dell’Ema, che per quanto riguarda le consegne delle quote stabilite.

Quello che deve funzionare in questo momento di difficoltà è come sempre una cosa, la solidarietà fra paesi europei e, per quanto riguarda il nostro paese, fra regioni. I vaccini devono andare dove il virus circola di più, dove occorre ancora vaccinare le categorie più sensibili, e si deve consentire che vengano somministrate nei tempi dovuti le seconde dosi per poter raggiungere nel più breve tempo possibile un livello di immunità che protegga non solo i vaccinati, ma le intere comunità.

Coordinamento, trasparenza e solidarietà. Tre cose che ci potrebbero salvare. Ma quanto è difficile ricominciare a ragionare così dopo decenni di predominio del privato sul pubblico? Al profitto privato è stato dato quasi un senso di sacralità. Vale ancora tanto di più delle nostre vite?

Non ci stiamo arrabbiando abbastanza, e non ci stiamo arrabbiando con le persone giuste.

Temo che vedremo più persone che si infuriano con l’Unione europea perché non arrivano i vaccini, che con le aziende private che ci lucrano sopra.

Temo che vedremo anche fior di giornalisti pontificare su questa linea. Del resto, se si sbattono da mesi per prepararne il terreno e poi giustificare una crisi di governo incomprensibile in piena pandemia, con il rischio di perdere parte dei 209 miliardi di Next Generation EU, pur di garantire ai soliti noti un governo che gli dia in mano una fetta della torta... possiamo aspettarci di tutto.


Vartolina

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