Dispacci, per fine estate

Saigon. Cazzo. Sono ancora soltanto a Saigon. Ogni volta penso che mi sveglierò di nuovo nella giungla …

Quand'ero qui volevo essere lì. Quand'ero là, pensavo solo a tornare nella giungla. Adesso sono qui da una settimana… in attesa di una missione, mi sto lasciando andare …

La stanza si fa sempre più piccola: più guardo la pareti più mi si stringono intorno …

A condurre la guerra era un gruppo di clown con quattro stelle che avrebbero finito per dar via tutto il circo …

Io volevo una missione, e per scontare i miei peccati, me ne assegnarono una …

Se leggendo “Dispacci” vi viene in mente li delirio (mentre in sottofondo troneggia “The End” dei Doors) di Martin “capitano Willard” Sheen nella scena iniziale di “Apocalypse Now”, non c’è  nulla di strano.





Michael Herr, infatti, autore di questo unico romanzo, un romanzo peraltro straordinario ed imperdibile, un romanzo/pamphlet che, insieme forse al solo “Il segno rosso del coraggio" di Stephen Crane, viene considerato il più alto atto d’accusa contro la guerra ed al contempo la miglior testimonianza della insensatezza della stessa (“… era un ragazzo alto e biondo del Michigan, probabilmente sulla ventina, benché non fosse mai facile indovinare l’età dei marine di Khe Sanh dal momento che nulla di simile alla gioventù si conservava a lungo sui loro visi. La colpa era degli occhi: perché erano sempre tirati o spenti o semplicemente assenti, non c’entravano mai niente con ciò che faceva il resto del viso, e questo conferiva  a tutti quanti  un’aria di estrema stanchezza oppure di balenante follia …”), fu coinvolto da Oliver Stone nell’avventura di Apocalypse Now come sceneggiatore salvo poi ritrovarsi citato in una pagina speciale dei titoli di coda come autore della “narrazione” con ciò intendendo i “fuori campo” di Martin Sheen/Willard che risale il fiume attraverso la Cambogia per andare ad eliminare il colonnello ribelle Kurtz/Brando, quella voce fuori campo senza la quale il film risulterebbe praticamente incomprensibile. Lo sceneggiatore comunque lo farà, adattando il romanzo di Gustav Hasford “Nato per uccidere” per il “Full Metal Jacket” di Stanley Kubrick).

Affermando una volta di più il talento dell’uomo che scrisse un unico libro, ma che libro fu quel libro.


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