Il 22 luglio scorso la Reggiana ha sconfitto in finale playoff di serie C il Bari per una rete a zero e ha conquistato la promozione in serie B, dopo anni di assenza dalla seconda serie del calcio italiano.
La notizia che però ha fatto più scalpore è arrivata dall’esterno del rettangolo verde di gioco e precisamente dal capitano dei granata, Alessandro Spanò
Dopo essere entrato nel cuore dei tifosi del club emiliano, non solo per le sue qualità tecniche ma soprattutto per il suo grande senso di appartenenza, dimostrato sposando nel 2018 nuovamente il progetto Reggiana dopo il fallimento e la ripartenza dalla serie D, il ragazzo, di appena 26 anni, ha scelto di lasciare il calcio giocato per seguire la strada dello studio, più precisamente in una business school internazionale, in cui grazie a una borsa di studio, seguirà gli studi in economia.
Personalmente in questo articolo vorrei analizzare in profondità la sua decisione in relazione al sistema calcistico attuale.
Tutti gli amanti del pallone che hanno praticato questo sport hanno sognato almeno per un momento di calcare i grandi manti erbosi e vivere serate indimenticabili davanti a un corposo pubblico.
Ora, c’è chi, identificandosi nel sistema calcistico attuale, e mostrando senza dubbio le proprie grandi doti sportive, è riuscito ad esaudire il sogno di una vita, potendo così vivere di calcio.
Beh, realisticamente parlando quest’ultimi sono una piccolissima fetta della torta composta da tutti i ragazzi e le ragazze che praticano questo sport.
Ma Alessandro è stato tra questi
C’è chi, invece, ha sognato si i grandi palcoscenici, ma poi la voglia è andata calando per un’infinità di svariati motivi, e ha deciso di appendere gli scarpini al chiodo in età giovanile.
La fetta di torta qui è ampissima, ma come vi ho detto voglio essere molto dettagliato e quindi vado a ricavare in questa ‘’fettona’’, una fetta minore, un sottogruppo.
Ci sono, infatti coloro che, nonostante abbiano talento e passione per questo sport, crescendo perdono stimoli non sentendosi parte appunto del famoso sistema calcistico odierno.
Ma cos’è questo sistema calcistico odierno?
È un modo di vivere, basato sulla valutazione sfrenata, sull’ossessione della vittoria ad ogni costo, sul risultato finale, sulla premiazione di un ragazzo solo ed esclusivamente per le sue qualità dentro il terreno di gioco, senza considerare nè la sua scelta e il suo andamento scolastico, nè le sue eventuali problematiche esterne e tutto ciò che porta alla maturazione di un ragazzo al di fuori del calcio, ma che con il calcio stesso dovrebbe coesistere.
La vita dei ragazzi, sin da piccoli fino ai 30 anni, è basata sullo studio e sull’attività sportiva.
Purtroppo, però, la coesistenza dei due mondi è pressoché impossibile, per una mancata volontà di collaborazione tra le società sportive e il sistema scolastico, dove anche in quest’ultimo la valutazione finale diventa ossessiva e in numerose realtà si preferisce la nozione alla crescita del ragazzo sotto l’aspetto sociale e umano.
Dopo questo articolo, la mia domanda è una sola: perché il nostro Alessandro Spanò, al fine di perseguire un obbiettivo scolastico ha dovuto prendere la decisione, a mio avviso nobilissima, di abbandonare il palcoscenico professionista, la fama e il denaro? Non poteva proseguire ambo le strade? Purtroppo no, non se ambisci a risultati elevati, nella società di oggi non è possibile portare avanti di pari passo queste due strade al meglio delle tue possibilità e opportunità, e questo è un grosso problema, ahimè difficilmente risolvibile.
Grazie Alessandro per aver provato ad aprire con la tua scelta i nostri occhi e gli occhi di coloro i quali all’interno di questo complesso sistema si sentono realizzati.
Stefano Righini
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