Zapping


In  serate che rischiano di essere tutte uguali,
queste al tempo del Coronavirus, capita di saltellare da un canale televisivo
ad un altro, cercando qualche informazione più approfondita su quello che sta
accadendo nel mondo.





Insomma, come
tutti, proviamo a capirci un po' di più rispetto ad un qualcosa di invisibile
che ci ha rapidamente rivoluzionato la vita.





Ciò che appare
immediatamente chiaro è che le principali testate giornalistiche e di
approfondimento hanno dato fondo a tutti i contatti possibile inondandoci di
virologi, epidemiologi, scienziati, medici.





Non è stato
tralasciato nessuno. Tutti in campo.





Ora, non vi
sarebbe nulla di male se non fosse che avremo tutti sentito almeno decine di
opinioni diverse in relazione alla curva dei contagi, alla mortalità, alle
mascherine, alla così detta “fase 2”.





Una babele di
voci, tutte autorevoli per carità, ma che poco hanno a che fare con l’approfondimento
e lo studio e molto attinenti invece all’audience televisiva.





Tralascio la
consueta conferenza stampa delle ore 18 in diretta dalla Protezione Civile,
sgrano invece gli occhi di fronte alle percentuali. Gli exit poll del dolore,
dove tendenze, curve, andamenti, si allineano perfettamente alle intenzioni di
voto per questo o quel partito.





In mezzo a
questo caos organizzato, fa capolino la politica.





Da un lato,
intimorita come non mai che quasi sembra chiedere:  “permesso? Si Può?”, da un altro scomposta e
fuori tempo.





Ad esclusione
degli stop and go del Presidente del Consiglio, comandante virtuale di un
vascello che imbarca acqua da tutte le parti, il resto sono comparsate
televisive che poco aggiungono, in quanto subordinate a decisioni “altre” prese
su altri tavoli.





A questo si
aggiunge il vociare indistinto delle 
singole Regioni. Uno spezzatino normativo che mostra i suoi limiti nel
momento peggiore per mostrarli. Probabilmente, senza tornare al passato,
occorrerà una riflessione approfondita sull’autonomia regionale al di la delle
logiche politiche di parte.





Figuriamoci,
lungi dal considerare che altri paesi europei si siano comportati meglio di noi,
l’imponenza della pandemia è tale che chiunque avrebbe avuto difficoltà in
mezzo a questo tsunami. Tuttavia in Italia qualcosa non torna. Qualcosa manca.





Manca il senso
dello Stato, la consapevolezza della sfida in campo, una politica credibile,
autorevole e all’altezza.





Probabilmente
potrà sembrare banale, tuttavia ritengo che per compiere scelte così importanti
e difficili il Governo debba attingere dalle 
migliori energie e intelligenze scientifiche presenti, ma poi debba
decidere.





E per decidere
non servono comitati e sottocomitati composti da un numero infinito di persone,
bastano poche persone e qualificate.





Insomma, gli
esperti consigliano, la politica, in base a quei consigli indica la strada da
seguire.





Serve  a dare ordine alle cose e a rassicurare un
Pese scosso ed impaurito da una crisi sanitaria ed economica senza precedenti. Serve
per ripartire con serietà e attenzione.





Guardo l’ora.
Ormai è tarda notte. L’ eco delle dichiarazioni pubbliche è terminata. Torna il
silenzio. Rimangono i dubbi e le domande.


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