La lezione da imparare


Se ci pensiamo bene, in fondo nessuno di noi ha davvero compreso la portata degli eventi che stiamo vivendo. In poco tempo le società moderne vedono materializzarsi un connubio, potenzialmente micidiale, di insicurezza, impoverimento economico, vulnerabilità probabilmente mai conosciuto prima d'ora (se escludiamo i conflitti mondiali).





Ciò che guardavamo da lontano e con una dose di sufficienza, ha attraversato l' Asia per diffondersi in Europa, nel nostro Paese e nel mondo. In poche settimane abbiamo a che fare con più di 36000 casi conosciuti di Covid 19 e più di 3000 decessi. Un virus che toglie il respiro non solo alle persone che colpisce e infetta, ma al contempo ad un sistema economico e produttivo già provato da una crescita pari allo 0.





Riprende ad essere altalenante il divario BTP/ BUND, l'Europa, ormai come in diverse altre occasioni, fatica a definire una linea chiara ed univoca e quando ci riesce, lo fa oltre il tempo massimo. Gli organismi economici europei si barcamenano tra un rigorismo vintage e repentini cambi di linea. Un quadro mai visto prima, molto grave, che ha spinto il governo italiano a mettere in campo misure straordinarie per tutelare famiglie, imprese e lavoratori, in forte difficoltà. Tuttavia, tutto questo ci insegna molto. O meglio dovrebbe. Il distanziamento sociale, il metodo sino a qui utilizzato per fermare l'avanzamento del contagio, mette in risalto quanto a questo" sociale" eravamo e siamo legati.





Quanto per noi tutti il contatto, la frequentazione, il senso di comunità torni, nell'epoca dei social, ad essere fondamentale. In un certo senso questo avviene anche in modo sorprendente. L'iperconnessione e la conseguente disconnessione dalla realtà, sino ad oggi l'hanno fatta da padrone, mentre invece proprio la privazione del "contatto" pone in risalto la mancanza, il vuoto e la necessità di mettere in discussione velocità, stili di vita, cura e attenzione verso il prossimo. C'è da domandarsi se debba essere per forza il pericolo o la paura a ribaltare paradigmi consolidati o se davvero occorra ridefinire un nuovo equilibrio sociale.





Ora c'è la fase emergenziale, dalla quale ci auguriamo tutti di uscire al più presto, poi servirà una ripartenza sul piano economico e umano. Se non traessimo insegnamenti da questa gravissima vicenda, avremmo perso un'occasione importante per migliorare la vita di ognuno di noi. Avremmo perso l' occasione, parafrasando Franco Basaglia, di imparare a fare sempre qualcosa nel buio.


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