In morte di Limonov


Eddy-baby ti amo





1985 - Salani 2005





“… ogni tanto Eddy sogna di avere una famiglia con una
vita diversa: una vita da contadini, con suo padre che indossa una camicia
bianca e coltiva la terra [...] Nei suoi sogni, suo padre, sua madre e lui
hanno una casa come quella dei nonni di Vit'ka, solo più grande. Ma anche la
loro famiglia è
più grande, oltre a Eddy ci sono altri figli: Asja, Kadik e
Vit'ka. E sempre nel sogno, i nonni di Vit'ka diventano i suoi nonni. E tutto
intorno a loro ci sono un'infinità di meli in fiore, e poi dei cavalli …”.





Idilliaca la vita sognata dal giovane Eddy. Una vita che gronda rimandi di letteratura russa del XIX secolo. Una vita, ed una scrittura che può sembrar strano appartenere a quella che è certamente stata una delle figure più emblematicamente discusse, e discutibili, della sociality sovietica dalla perestrojka in poi.









Perché, infatti, questo è un breve abstract da “Eddy-baby ti amo” (pubblicato in patria nel 1985 e da noi, dalla benemerita Salani, nel 2005) scritto da  Ėduard Limonov (lo pseudonimo di Ėduard Veniaminovič Savenko derivante dalla crasi tra il vocabolo russo che sta per limone e limonka, espressione gergale usata per definire la bomba a mano), lo scrittore/poeta e prosseneta, barbone e bon-vivant,  ergastolano e maggiordomo di personalità del bel mondo, politico neo-nazista (fondatore del Partito Nazional-Sovietico) ma riformista a suo modo (tra i più acerrimi oppositori dello zar redivivo Vladimir Putin), seguace/ispiratore di Gerry Kasparov e del suo partito L’AltraRussia e mercenario, pro-serbi, nella tragedia balcanica, celebrato e sdoganato ai più dalla bellissima, intensa, celebrativa, spigolosa “Limonov”, la discussa e discutibile biografia romanzata che di lui e per lui ha scritto Emmanuel Carrère.









Leggendo la quale (ma anche, se non soprattutto, qualcuno dei suoi più di 70 libri editi) ci si imbatterà in un uomo, Limonov appunto, per il quale, in breve e parafrasando Sepulveda e il suo “Un nome da torero”, si può pensare, finalmente a proposito, di trovarsi di fronte a qualcuno che abbia veramente vissuto una vita da romanzo (“… Limonov persona e Limonov personaggio si alternavano come gemelli furfanti …” scrive acutamente Gabriele Romagnoli sul La Repubblica del 18 marzo).





Ed allora, e molto più congruamente, ecco qualcosa che, forse, aiuterà, sorta di epitaffio preveggente, ad identificare meglio il discusso scrittore: “… Vovka suona, Griška ed Eddy cantano insieme Passano i giorni e gli anni; il vino dell'amore... E il sangue prende fuoco …”.


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