Da qualche giorno si parla spesso di loro, i “maker”: creatori e artigiani digitali che, armati di stampante 3D, si sono messi al servizio della comunità per fronteggiare l’emergenza Covid-19.
Beatrice Starace, formatrice di tecnologie innovative per la didattica per ragazzi e insegnanti, è una maker bolognese che fa parte anche della rete italiana “Make in Italy”, che detiene un database dei creativi italiani con attrezzature 3D e competenze specialistiche e che ha divulgato diverse richieste di intervento nelle ultime settimane.
Sono molti i prototipi di mascherine, visiere, caschi e altri dispositivi di protezione allo studio in questi giorni tra gli inventori del 3D, ma tu hai deciso di metterti a stampare una valvola che collegata ad una maschera da snorkeling integrale, la trasforma in una maschera respiratoria d’emergenza per la terapia ospedaliera. Sappiamo che il progetto è nato ed è stato sperimentato a Brescia, da una collaborazione tra un ex primario e un imprenditore, maker a sua volta. Come sei stata coinvolta? Perché hai scelto di stampare proprio questo pezzo?
Domenica scorsa il Fablab di Brescia - i FabLab sono centri che offrono servizi personalizzati di fabbricazione digitale e sono presenti in quasi tutte le città - ha rilanciato la richiesta della Protezione Civile locale che chiedeva l’invio di 500 kit della valvola “Charlotte”, che è appunto quel pezzo che funge da raccordo tra un respiratore e una maschera da subacquea, prodotta da un noto marchio di attrezzature sportive. Tra le tante call che girano nella comunità dei maker, ho preferito rispondere a questa, poiché la richiesta proveniva direttamente dalla Protezione Civile ed era approvata dalla comunità scientifica e medica. Naturalmente si tratta di un prodotto d’emergenza: i test sono stati fatti da un team di ingegneri, medici e operatori sanitari, ma non esiste un vero e proprio protocollo. È una soluzione d’emergenza per una necessità contingente dell’Ospedale di Brescia.
Però il progetto avrà
particolari requisiti, immagino.
Certo. Quando ho risposto
alla richiesta mi hanno inviato il progetto da stampare e i requisiti per la
stampa con prescrizioni e parametri da rispettare e il tipo di materiale
richiesto, o PLA o nylon.
Ecco parliamo della
stampante: tu che materiale usi? E’ facilmente reperibile?
Io uso il PLA, l’acido polilattico, che è un termo-polimero che proviene dalla fermentazione del mais ed è compistabile e idrosolubile a temperature superiori agli 80°. Si trova in commercio sotto forma di bobine di filamento ed è un materiale classico per la stampa in 3D.
Quante valvole hai prodotto
e in quanto tempo?
Il kit richiesto da Brescia
è formato da due valvole, una necessaria al collegamento della maschera al respiratore
e l’altra opzionale, che può essere utilizzata su richiesta del medico. Ho
stampato in totale 3 kit e per ciascuno ho impiegato circa 6 ore e mezza.
Quando poi ho inviato il materiale, mi hanno detto che in 24 ore eravamo già
riusciti a stampare tutti i pezzi richiesti.
E i costi?
Ogni kit mi è costato circa 1,5 €, tra energia elettrica e materiale. Ovviamente io li ho regalati alla Protezione Civile.
Che tu sappia gli Ospedali
bolognesi non hanno necessità di questo prodotto?
Gli Ospedali di Bologna la
settimana scorsa avevano bisogno di mascherine usa e getta. Ho fatto qualche
prova ma ci si impiega troppo tempo con la stampa 3D e i risultati non sono
paragonabili ai presidi medici in uso. In questo caso è più indicata la produzione
attraverso la conversione delle aziende tessili del territorio che è già in
corso nella nostra regione.
Come sei diventata una maker?
Ho studiato ingegneria Edile Architettura ma sono parecchi anni che mi occupo di stampa 3D, dapprima per passione e poi è diventato un lavoro. All’inizio la prima stampante 3D me l’ero costruita io, assemblando i pezzi ordinati online per risparmiare un po’. Stampavo qualche progetto mio o qualcosa richiestami da amici e conoscenti. Per di più, se non si usano per fare prototipazione industriale, le stampanti 3D sono utilizzate per produrre oggetti personalizzati, ad esempio gadget con loghi o nomi, stampi da utilizzare in cucina o anche pezzi di elettrodomestici fuori produzione. Oggi uso la mia stampante per lavoro, come dimostrazione durante i corsi di formazione che tengo. Ma la passione è rimasta e mi sono iscritta al FabLab di Bologna "MakeinBo" anche per poter contribuire in casi di necessità come quelli che stiamo vivendo in questi giorni.
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Appena terminata la nostra
chiacchierata, Beatrice ha ricevuto una nuova richiesta di produzione della
valvola “Charlotte”, proveniente dal FabLab di Milano su richiesta degli
Ospedali della città e naturalmente si è messa subito al lavoro.
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Le foto e i video sono di Beatrice Starace.
L'immagine di copertina è di Isinnova.
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