Quando l'Italia era una superpotenza


“..  diciamo la verità: all’Italia, forse per
un’oscura legge del contrappasso, sono toccati, in definitiva, i barbari meno
intelligenti e più grossolani d’Europa. Totalmente incapaci di fondersi con il
popolo vinto, allevatori di maiali e cacciatori forsennati, totalmente incapaci
di lavoro produttivo, gente rozza, senza idealità, senza poesia, senza leggi di
ricchezza, senza patria (si scannavano tra loro tradendosi continuamente), sono
stati per l’Italia un a vera maledizione. Hanno segnato – è sempre Pepe che
parla – il secolo più infelice, in senso ideale vichiano, della nostra storia.
Ci hanno lasciato qualche parola. Ne avremmo fatto volentieri a meno …”





“Quando l’Italia era una superpotenza” di Giorgio Ruffolo.









Perché leggerlo.





Perché, anche se il professor Alessandro Barbero,
divulgatore emerito, non è d’accordo con lui, Giorgio Ruffolo (statista,
senatore, deputato al Parlamento Europeo, presidente del Centro Europa
Ricerche, fondatore della rivista “Micromega”)
ci porta a percorrere i tempi felici e quelli bui della nascita, della
decadenza e del rifiorire di quella che, per quei tempi, poteva davvero essere
considerata la superpotenza egemone del mondo allora conosciuto: Roma e
l’impero romano d’Occidente.





Ma anche per non dimenticare. Ed invitare (magari
rifacendosi al Gabriele Pepe de “Il
MedioEvo barbarico in Italia”
) a pensarci su, magari strappando un amaro
sogghigno.





Non è un caso, infatti, che chi identifica il proprio
spirito fondante con quei barbari usurpatori, ne ripercorra i passi ed i modi
di inciviltà,
violenza, irrispettosità
ed incultura.





Da tenere presente, il prossimo 26 gennaio.


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