"39 Ombre Rosse" a San Vitale


C’è una storia dietro, sotto, quella lanterna verde. Le storie, anzi sono più d’una. Innanzi tutto, quella lanterna verde appartiene, ne è l’inconfondibile insegna, all’attigua libreria (“La lanterna verde”, appunto; e chissà se davvero, avvicinando ad essa l’anello l’incauto visitatore non si troverà dotato di superpoteri come l’omonimo ed eponimo supereroe della DC Comics assillato, ca va sans dire, da superproblemi: si scherza, ovvio, ma d’altronde sempre di carta stampata si tratta e quindi …).









La seconda storia che si può raccontare
su questo “39 Ombre Rosse”, una vineria con assaggi in San Vitale 39/b
(tra la libreria di cui sopra e la gelateria vegana di “Stefino”), è l’insegna che campeggia sopra la vetrina. Un’insegna
che recita “Antichità” e che, ormai
diventata testimone della sua nuova vita, richiama sia una precedente gestione
quando il locale ospitava, appunto, un negozio di antichità (ci sono poi stati
un venditore di tappeti e, da ultimo, una rivendita di vino alla spina:
presente quelle enormi botti di alluminio da cui si spilla, invariabilmente,
vino di, mi scuso per lo snobismo, bassa qualità) sia una storia nera, nera
come quelle che l’antico Gruppo13
amava raccontare di e su Bologna, la storia di un delitto, di una donna
scomparsa, di un tesoro forse sepolto (vabbè sto romanzando, il delitto c’è
stato davvero, ma la donna non è scomparsa e il tesoro è solo un escamotage per
fissare l’attenzione, un mcguffin, insomma).





Una terza storia, infine, è quella
della nuova vita regalata a questo luogo da Gabriele Cesari da molti ricordato
come il giornalaio storico dell’Università alla ormai dismessa “Edicola del Comunale”, un vero e
proprio coagulo di energie ed intelletti, abitudini e imprescindibili
riempitivi della giornata, chiacchiere colte ed incontri alle volte inaspettati
che costituiva un vero e proprio punto di riferimento per chi, artisti e
studiosi, impiegati e studenti, curiosi e turisti, abitavano e frequentavano
via Zamboni.





Ma torniamo a noi, all’oggi, a questo “39 Ombre Rosse”.









Una vineria
con assaggi
, si diceva il cui core
business
, logico, ruota intorno al vino. E quindi? Un’altra, l’ennesima,
rivendita di vino come ce ne sono tante? No, perché è la filosofia (che
parolona) di fondo che sta alla base del pensiero iniziale ad essere diversa.
Innanzi tutto, la location, via SanVitale adiacente a via Petroni, pieno cuore
della movida studentesca, una strada, una zona, abituata ad offerte
mordi&fuggi, bassa qualità, prezzi medio/bassi, servizio standardizzato
sulla velocità. Ci si aspetterebbe lo stesso, quindi, un locale simile a tanti
altri per cavalcare l’onda dell’abitudine. Ed invece questo locale discreto,
elegante nella sua semplicità (le pareti sono di un bel verde salvia rilassante
ed intimo, gli arredi, pochi, di legno scuro che inducono il piacere di
chiacchiere in compagnia), non urlato (alla musica arrembante che fuoriesce dai
locali circostanti vengono preferiti madrigali e musiche barocche) e che
predilige la ricerca e l’offerta di vini (pochi, ma questa è la particolarità di
OmbreRosse; non troverete mai, o lo troverete difficilmente, lo stesso vino: la
proposta cambia infatti quasi settimanalmente seguendo le indicazioni di amici
produttori o commercianti e la ricerca insistita sul territorio non solo
emiliano) e piccoli assaggi di prodotti di alta e certificata qualità (lardo di
Arnais e formaggio di fossa, mortadella di Zivieri e salumi mantovani, crostate
e plume cake home made) crea davvero un corto circuito virtuoso rispetto al
bailamme dei dintorni che lo rende un posto realmente diverso, una piccola oasi
di buon gusto.





Sembrerebbe, raccontato così, un posto vecchio,
polveroso, noioso e che invece ricrea (sfruttando certo le antiche conoscenze
di Gabriele in questo e non solo coadiuvato dall’imperdibile Alberto) quell’art/mosfera di grande fermento culturale
che si viveva all’edicola. Giovani, a volte giovanissimi, artisti, musicisti,
film-maker, fumettisti, scrittori, filosofi, formano la clientela abituale di
un luogo da non perdere o quantomeno che sarà piacevole conoscere anche se, certo,
difetti, seppur piccoli, ce ne sono (mancano ad esempio i grandi vini e l’offerta
di food è per ora ristretta a piccole
tapas che accompagnano il calice
scelto, ma ci si sta attrezzando per sopperire).





Ricordando che l’apertura va normalmente da mezzogiorno a mezzanotte di tutti i giorni tranne la domenica, non stupitevi troppo se dietro il bancone (virtuale, un banco vero e proprio non esiste; altra particolarità, questa, volta a suggerire ancor più la convivialità di un salotto) troverete alle volte il vostro affezionato scriba. È solo un gioco, e un desiderio, che ogni tanto si avvera.





Stefano Righini


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