Nell’estate del razzismo


“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti.
Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.”
*





Sono la tutrice volontaria di una minorenne straniera non accompagnata**.
Una di quei “bambini confezionati in Africa” che sbarcano qui in una situazione talmente rosea da far venir voglia di urlare loro che “è finita la pacchia!”





Leggo oggi su la Repubblica la lettera della presidente di "Mamme per la pelle", in cui racconta gli episodi di razzismo subiti dal figlio adottivo, reo di avere la pelle nera, in questa “estate del razzismo” e mi sento chiamata in causa.





Non passa giorno in cui io non mi preoccupi di quali violenze verbali possano colpire M, la mia tutelata.
Camminiamo per strada assieme e vedo gli sguardi di quelli che incrociamo: alcuni si interrogano sul rapporto che ci possa essere tra una trentenne bianca (che più bianca non si può, a dire di M) e una ragazzotta alta come me, nera come la pece, che mi cammina a fianco con lo sguardo affamato di chi vorrebbe che non smettessi più di spiegarle le abitudini della nostra città, le stranezze degli italiani e della lingua italiana. Li vedo che si interrogano, si intimoriscono, si indignano.





Vedo negli occhi di giovani poco più grandi di lei passare lampi di odio.
Vedo persone scoprire i canini guardando nella sua direzione.
E quel che è peggio, vedo bambini ritrarsi.





Penso a come potrei reagire qualora qualcuno osasse farsi avanti… cosa direi, cosa farei? Cosa dovrei dire, cosa dovrei fare?
Al di là della mia emotività, ho una responsabilità nei confronti di M: dovrei insegnarle a difendersi verbalmente o insegnarle ad essere superiore rispetto a razzisti ignoranti oggi tanto manipolati?





Lei spesso abbassa la testa quando riconosce segnali di pericolo in chi le sta di fronte. Immagino la vita le abbia insegnato sia la cosa migliore: non istigare i bulli, abbassa la testa e cammina veloce rasente al muro, non esporti.
Ha 17 anni e abbassa la testa.
E’ in Italia da due anni, lavora e studia, vuole crearsi un futuro con fondamenta solide e sa che per farlo deve impegnarsi a fondo.
E ciononostante abbassa la testa.





Poi ci son quelli che non appena presento loro M cambiano sguardo, la salutano, la accolgono in qualche modo. Subiscono una trasformazione positiva che tuttavia ai miei occhi è quasi imbarazzante: se il nero è presentato da un bianco allora è ok. Pregiudizi che sarebbero degni dell’America anni ’50.





E infine ci sono quelli che, dopo averci scrutate per strada e aver riconosciuto gesti di familiarità tra noi, ci sorridono, sorridono a lei e poi sorridono a me. Non so cosa pensi lei di voi, so che arrossisce in quel modo tipicamente africano. Sappiate che a me regalate un’emozione forte, mi riempite i polmoni e l’anima.





Sapere che lei possa essere accettata, oggi è una conquista.
Sapere che lei possa essere riconosciuta semplicemente in quanto “persona”, oggi è una meta.





Ed è aberrante pensare che si possa essere arrivati a questo punto.










*Dichiarazione universale dei diritti umani, Parigi, 1948.
**La figura del tutore volontario di minorenni stranieri non accompagnati è stata introdotta in Italia dalla Legge 47/2017, la cosiddetta Legge Zampa, recante "Disposizioni in materia di misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati". Per saperne di più: https://www.assemblea.emr.it/garanti/i-garanti/infanzia/attivita/fragilita-sociali/tutori


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