Al grido di pace e amore tre giorni all’insegna della musica, vizi e [stra]vizi: Woodstock


Un altro cinquantesimo anniversario si aggira su di noi; a Bethel, una piccola città rurale nello stato di New York, dal 15 al 18 agosto 1969 si svolse il più grande raduno della storia del rock, “3 days of Peace & Rock Music - “3 giorni di pace e musica rock”ilFestival di Woodstock.





Nato da una idea di quattro giovani (il più vecchio aveva appena 27 anni) con il desiderio di realizzare un festival musicale per riunire i grandi nomi della scena rock. Grazie ad un annuncio comparso sul New York Times, i due amici incontrano John Roberts e Joel Rosenman che finanzieranno questa folle impresa. 









Un’intera generazione confluì in massa nelle colline di Woodstock e quello che doveva essere un concerto a pagamento divenne gratuito perché impossibile contenere tutto quel fiume di gente. Si parlò di 500 o 600 mila persone, nessuno lo sa con certezza. 
L’unica certezza è che quell’evento si trasformò in un’imponente manifestazione di protesta, pacifica e libera, di cui si parlerà per sempre negli anni a venire.





Vi presero parte alcune delle migliori espressioni musicali del tempo, vere e proprie leggende: da Jimi Hendrix a Janis Joplin passando per Santana, gli Who, Joe Cocker, Crosby, Still, Nash & Young e Richie Havens.





Proprio Richie Evans fu il primo artista a salire sul palco alle 17 del 15 agosto, segnando un momento significativo; la sua Freedom, un'invocazione contro la guerra e in particolare contro quella in Vietnam, resta una delle canzoni più emblematiche del festival, una sorta di inno.









Sono le 9 di mattina dell’ultimo giorno (18 agosto), quando si esibisce Jimi Hendrix per circa due ore; nel finale ciò che rimarrà impresso a tutti: simulò le bombe con le corde della sua Fender facendole vibrare con il suo grosso anello dorato inserito nell’indice della mano sinistra, evocando anche il suono dei missili aerei, e intersecando tutto all’interno del contestato inno nazionale statunitense.





Un aneddoto: tanto questo festival aveva contraddistinto una generazione, che nel novembre del 2008, il Wall Street Journal riguardo all'insediamento di Barack Obama (che sarebbe avvenuto il 20 gennaio 2009), intitolava “La Woodstock di Washington”, per indicare le aspettative di pace.


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