Fossato, Tabernacolo, Vernio, Montepiano. Il vicino e affascinante Appennino pratese.


L’Appennino pratese inizia qualche chilometro dopo il confine del territorio comunale di Camugnano sulla SP43 per Treppio. Dopo aver superato Lentula, frazione di Sambuca pistoiese, si gira a sinistra su di un ponte che attraversa il torrente Limentra, dopo il quale un cartello stradale marrone, colore che evidenzia i siti di interesse “turistico”, ci avvisa che stiamo entrando nel Comune di Cantagallo, provincia di Prato. 










Ed eccoci nel cuore dell’appennino pratese, un piccolo territorio montuoso ricco di risorse ambientali, di storia, tradizioni e curiosità, incardinato tra la valle del Limentra e quella del Bisenzio, tra l’Acquerino e Montepiano. La prima tappa (fotografica) è l’antico borgo di Fossato (747 metri s.l.m.) il cui nome pare derivi dall’equivalente bizantino della parola “fortificazione”. Già possedimento di Matilde di Canossa fu lungamente conteso dai feudatari e dai liberi Comuni toscani. Dopo un lunghissimo periodo di vitalità economica, determinata dalla posizione intermedia tra Granducato e Stato Pontificio e da una agricoltura e pastorizia fiorenti, negli anni del 1800 conobbe un massiccio fenomeno di emigrazione verso la Francia.










Si prosegue per la seconda tappa: il Passo del Tabernacolo (970 metri s.l.m.) o Tabernacolo di Gavino. La salita non scherza ma neanche chi spinge sui pedali ha motivo di sorridere. Il Tabernacolo è una costruzione risalente al 1600 con all’interno una bella immagine della Madonna. Siamo sullo spartiacque tra Adriatico e Tirreno. Da una parte del Passo le acque convergono sul Bisenzio e poi nell’Arno e quindi nel Tirreno, dall’altra nel Limentra, nel Reno e nell’Adriatico. 










La lunga strada in discesa, alternata a qualche risalita, porta direttamente a Mercatale e poi a San Quirico, capoluogo di Vernio, sulle sponde del Bisenzio. Vernio è un luogo conosciuto da molti utilizzatori della linea ferroviaria Bologna-Firenze perché è l’imbocco sud della galleria ferroviaria che riemerge a San Benedetto Val di Sambro dopo ben 18 chilometri. L’opera di scavo, arditissima per l’epoca, fu realizzata a mano tra il 1920 e il 1929, con un esito di incidenti sul lavoro, purtroppo, estremamente grave.
Nel 1974 l’interno della galleria fu teatro di una strage (12 morti e 48 feriti) innescata da una bomba ad orologeria collocata su un vagone del treno espresso "Italicus" da eversori neofascisti.










Si prosegue per Montepiano, frazione di Vernio posta a 700 metri s.l.m. La strada ovviamente torna a salire.I Il paese appare molto accogliente e diversi edifici di pregio rivelano un passato turistico importante. 










Dopo qualche chilometro usciamo dalla Toscana per rientrare in Emilia-Romagna senza perdere il filo di un itinerario appenninico che non conosce confini amministrativi . Sul palazzo comunale di Castiglione dei Pepoli, infatti, fa bella mostra di sé un elegante mega-lenzuolo che invita tutti gli amanti del trekking, e non solo, a percorrere la “via della lana e della seta“ tra Bologna e Prato. Appunto. 
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