Scoprire il bello della varietà, dai castelli emiliani all’entroterra romagnolo, dalla Val D’Orcia alle Apuane, come patrimonio del mondo.
Il bello della
differenza. Che non è solo biodiversità. Questa Italia è incredibile e tutta da
visitare più e più volte: dalla pianura verde della Lombardia ai mosaici
giallo-verdi (no, non pensate alle formule cromatico politiche) della campagna
Toscana.
E’ così questo
misterioso e fantastico Paese chiamato Italia chiamato a volte anche Belpaese
(da non confondere con un formaggino cremoso) ma spesso non rispettato come un
Paese normale: passi dai mari verdi di foraggio e frutteti della pianura
lombardo emiliana alle tappezzerie territoriali naturali della Val d’Orcia e
della Provincia Granda di Cuneo, dalla foresta del Casentino tra Arezzo e Forlì
e ai cucuzzoli delle Dolomiti, dai canneti del delta ferrarese al tavoliere
pugliese, dalle cale e calette della Sardegna alle grandi insenature della
Calabria e della Campania.
Dai trovatemene un
altro così?
Provate a mettervi
su una altura tra Buonconvento e Montalcino tra Monteriggioni e Siena chiudete
gli occhi e apriteli improvvisamente: vi troverete davanti un mare di colori
tra il giallo del grano e il rosso dei papaveri, dal verde delle erbe mediche
al giallo intenso dei girasoli, dal tappeto variopinto dei frutteti al nocciola
chiaro della terra arata attorno alle viti e tra i vigneti ricamati sulle dorsali
delle colline.
E poi tra una
altura e una valletta i casolari con quei tetti rossi e i mattoni ancora più
rossi tra rotoli di fieno e rumori di trattori che tornano in corte, in
cascina, nel casolare.
Provate ad
immaginare di stare su un argine del Po, dalle parti del Basso Mantovano, terra
ricca di latte e di foraggio, di stalle e di formaggio.
Chiudete gli occhi
e riapriteli improvvisamente: vedrete un mare di verde e di verdi (tonalità
differenti) che da solo varrebbe una terapia contro la depressione.
Mi ricordo che una
volta Luigi Veronelli decantò la terra
mantovana davanti a Renato Bonaglia, scrittore, poeta e giornalista della Bassa. Lui Veronelli
poeta e scrittore della bergamasca e noto esperto di vini e conduttore
televisivo fantastico faceva con Ave Ninchi faceva negli anni Settanta la
mitica trasmissione sui fornelli “A tavola alle sette” con ironia e competenza.
Scriveva
l’indimenticabile Luigi Veronelli all’amico indimenticato e indimenticabile Renato
Bonaglia cantore della tradizioni della Bassa Mantovana: “Cum l’è bèla la tot
èra tota verda e tota pèra”. Tradotto: Come è bella la tua terra tutta verde e tutta
pari.
Era la meraviglia
di Veronelli bergamasco verso un panorama davvero inusuale per un abitante
della cosiddetta pedemontana. In dialetto c’è una rima che in italiano scompare
e non si trova neanche a pagarla.
Giugno, voglia
d’estate voglia di vacanze: andate dove volete, andiamo dove vogliamo,
escursioni sul Brenta e nuotate nelle acque blu dell’Elba, dal sole della
spiaggia infinita di Miramare di Rimini alle sfilate di moda sotto il sole
sulla spiaggia di Forte dei Marmi e Camaiore: ma non ci dimentichiamo
dell’Italia che sta subito dietro queste cattedrali rituali del turismo estivo,
non dimentichiamoci di visitare quel paese che a sette chilometri dal molo ha
una riserva naturale e storica di sapori e colori, una chiesa sconosciuta e un
castello da scoprire.
E’ l’Italia,
bellezza. Basta aver voglia e tempo di scoprirla, gustarla, guardarla con occhi
meravigliati e non scontati. E fatevi delle domande per aiutarvi a scoprire e a
capire.
Se capitate a
Mercatello sul Metauro chiedetevi perché si chiama Mercatello e perché lì hanno la porta del morto. E se capitate a Castellaro Lagusello chiedetevi
perché è Castellaro e perché Lagusello? Se state andando da Firenze a Monte
Morello chiedetevi perché Morello. Turismo è curiosità continua, non solo rito da
ombrellone o da scarpone. Sole, mare, cozze, vongole, scarpinate tra vette e
polenta concia: tutto bello. Poi c’è pure l’altro mondo subito lì dietro, a una
manciata di umanità.
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