Il capoluogo di Sestola, accogliente centro storico montano cresciuto attorno ad un antico e severo castello medievale, è uno dei due transiti obbligati per raggiungere le sommità del Monte Cimone e le rinomate località “alto locate” del Passo del Lupo e del Lago della Ninfa. I ciclisti, da queste parti, sono “sempre” e “solo” diretti al punto più alto, ai 1860 metri del Passo Cavallaro, subito prima dell’osservatorio meteorologico del Monte Cimone. Le mete più basse vengono disdegnate o poco considerate. Anche in questo “pazzerello” mese di maggio di basse temperature, piogge giornaliere e cime ancora imbiancate. Allora, per non sfigurare, in attesa di temperature più propizie alle alte quote, ho pensato di “demansionare” questo itinerario a “viaggetto”, vale a dire una cosa minore, di poco conto, facile e alla portata di tutti.
Il viaggetto inizia a Silla sulla strada che porta a Gaggio Montano, Gabba, Querciola, Valico Masera. Qui inizia una lunga discesa fino al ponte sul torrente Dardagna, confine naturale tra Lizzano in Belvedere e Fanano. Qualche chilometro prima abbiamo attraversato il piccolo borgo di Rocca Corneta dove su un corno di roccia sorge improvvisa una torre del 1300 perfettamente conservata.
La strada prosegue in sali-scendi fino alla intersezione con la strada per Vignola dove, girando a sinistra, inizia la salita per Fanano e Sestola. Siamo entrati nella terra del “Frignano”, antica denominazione dell’appennino modenese e reggiano, originata dal nome degli antichi abitanti, i preromani “Liguri Friniati”, sospinti da queste parti da etruschi e galli Boi. Fanano, oltre ad essere uno degli accessi agli impianti di risalita del Cimone ed un borgo storico di indiscutibile bellezza, è noto per essere sede di un “Museo all’aperto di scultura su pietra” con oltre 200 opere disseminate sul territorio e per avere dato i natali a Felice Pedroni, cercatore d’oro, fondatore della città di Fairbanks in Alaska.
Gli ultimi otto chilometri di salita portano al centro urbano di Sestola, 1020 metri di altezza sul mare. Prima della località Poggioraso ammiriamo un curatissimo Campo da Golf a 9 buche.
Nella rotonda che raccorda le strade di ingresso al paese è esposto, a vantaggio dei disinformati, un eloquente biglietto da visita.
Le vie del centro storico appaiono ordinate, accoglienti ed eleganti. L’aria è quasi dolomitica. Il castello, antichissimo, citato addirittura nel 753 d. C. da Astolfo, re dei Longobardi, in un documento, ospita un inedito Museo degli strumenti musicali meccanici e il Museo della civiltà montanara. La prima parte del “viaggetto” è finita. La seconda, quella del ritorno, sta per iniziare. Prima conviene però riempire la borraccia alla antica (1798) fontana “del forno” (che resta tale anche se nel frattempo il forno si è trasferito).
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