Conto
alla rovescia: ancora qualche giorno e la scuola sarà finita. Come se il calendario di maggio e della prima
settimana di giugno fosse quello dell'Avvento, colorato e con le finestrelle.
Sarà un Natale senza regali ma lungo tre mesi. Ozio meraviglioso, da puntare
con gli occhi (e le occhiaie) degli studenti. Carichi di stanchezza, occupati
fino all'ultimo in una sequenza di impegni come protagonisti, comparse e
figuranti, riserve in panchina, hanno aperto una finestrella dopo l'altra ed è
spuntata una gita. Una comunione. Un saggio di danza. Un matrimonio. La finale
del torneo provinciale. Una gita scolastica. La festa della scuola. Uno
spettacolo infrasettimanale al teatro parrocchiale. La cena di classe. La cena
della cena di vari sottogruppi, cioè una merenda al sacco organizzata via
Whatsapp. Il tutto incastrato in un intreccio di verifiche sovrapposte e
interrogazioni ormai giunte ai rigori. Performance gravose per tutti, soprattutto
per il loro contorno frastagliato di preparazione.
Già
prima dei verdetti sanciti delle pagelle, maggio si rivela essere
contemporaneamente il mese della
ricompensa e della resa di conti. Un pubblico forzato a partecipare ai
sacrifici altrui, rilancia adesso l'attesa del riposo, indipendentemente dalla
prospettiva della vacanza classica. Il miraggio è potersi finalmente annoiare
in mattine indolenti, confondersi in pomeriggi infiniti, lasciando scorrere
piano le ore. Una volta sopita la prima euforia, l'assenza di impegni esterni
farà rivelare le vere inclinazioni di ciascuno.
Per
carità, non avvenga che il giorno dopo la chiusura delle scuole ci si debba affrettare per arrivare puntuali
al centro estivo o si vadano a comprare i libri delle vacanze. I ragazzi che
possono restare a casa da soli sono immensamente riconoscenti per questa
concessione. Responsabilizzarli minimamente: scaldare il mangiare senza
incendiare la casa, rifarsi il letto, andare in posta a prendere una
raccomandata, raccoglier il bucato prima del temporale, passare a trovare i
nonni, fare un po' di spesa. Tollerare la cresta sul resto per un gelato con la
morosa. A maggior ragione, bene la casa libera. Il regalo migliore per chi
finisce la scuola: essere lasciati in pace. Non si aspetta altro.
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