2030 e l'anno che verrà


La Lega è il primo partito in Emilia-Romagna, il PD è secondo non molto distante, ma è sceso dal primo gradino del podio. Possiamo tranquillamente dire che partita per le prossime regionali, è qui tra questi due partiti, anche se da soli non basteranno per portare a casa la vittoria. Dovranno entrambi muoversi in un campo più largo.





Mi
pongo alcuni interrogativi in vista dell’appuntamento autunnale delle elezioni
regionali. Il primo, se guardo l’approccio alle amministrative da parte del
Partito Democratico, è stato quello di trincerarsi sotto il “cappello” del
civismo, tant’è che la maggioranza delle liste di centro-sinistra ha rimosso il
simbolo del PD. Questo ha lasciato in mano il profilo identitario al candidato
e alla sua lista. Giusto? Tatticamente nel breve periodo sì, nel medio lungo
non credo e mi spiego. È vero che molte candidature sono nate in mezzo o
addirittura prima delle primarie di marzo, quando ancora si dubitava delle
possibilità di rimanere in vita del partito, però il rischio che si corre è
quello essere esclusivamente il “partito dei sindaci”, ai quali magari nel
frattempo è chiesto di governare i propri territori. Di questi tempi un gruppo
dirigente riconosciuto e capace, non è poco, ma rischia di essere un limite, se
in qualche modo non c’è un “facilitatore” che li aiuta e li guida a superare i
confini nelle decisioni strategiche, quando il bene comune diviene
metropolitano o regionale.





Va
da sè, che sarebbe improponibile per le prossime elezioni regionali, un presidente
della Regione travestito da “civico” e trainato esclusivamente da sindaci. Quindi?





Il
primo passo politico dovrebbe essere quello di “ricostruire” un profilo identitario
regionale del PD, tracciare dei confini valoriali, dentro i quali muoversi, ovviamente
coerente con gli indirizzi nazionali, se non addirittura cogliere l’occasione
delle prossime regionali, per costruire un modello da proporre per il nazionale
stesso. Quello che voglio dire è che dietro alla quotidianità
dell’amministrare, ci deve essere un progetto politico-culturale, altrimenti
questa regione rimane ferma alle emergenze e alla pancia della gente. Dopo aver
inseguito i grillini vogliamo seguire la Lega sul suo terreno?





La
sfida sarà quella d’immaginare e tracciare la rotta per i prossimi quindici
anni, come minimo, soprattutto sui temi della sanità, del welfare, dei
trasporti e, non da ultima, della cultura. Rispetto a queste tematiche, quale
sarà il ruolo di Bologna e delle città capoluogo? Le fusioni tra comuni saranno
al centro di un nuovo disegno amministrativo?





Un
esempio concreto di ottima amministrazione regionale è il Patto per il Lavoro, una
buona pratica applicabile, non solo nel campo delle politiche industriali ed
economiche. Bisognerà attivare pratiche innovative e coraggiose, osare di più
sui temi ambientali. Ci sono città nel mondo, grandi dieci volte Bologna, con
sistemi di trasporto che hanno contenuto e abbattuto l’inquinamento, portando i
cittadini a muoversi quasi esclusivamente con mezzi su rotaia. Il People Mover
dell’Aeroporto di Bologna, che va bene, è un’opera in ritardo rispetto al
futuro che ci attende, sembra il Bruco Mela del Luna Park se messo a confronto
con strutture su rotaia di altri paesi. Sempre per stare in zona, il progetto
del tram a Bologna sembra andare nella giusta direzione e guardare al futuro di
questa città, non può che essere l’inizio.





Il “buon
governo” non basta più per vincere. Il Piemonte in quest’ultima tornata
elettorale ne è la prova plastica. Volendo battezzare una parola per indicare
il futuro, più che “autonomia” sceglierei “orgoglio”. Perché nell’orgoglio, c’è
anche passione, c’è sentimento, per questa terra aperta, solidale, laboriosa e
innovativa in moltissimi campi.





Qui sta lo spartiacque: con un partito debole e fragile costretto a una tattica civico attendista di breve termine, una coalizione di centro-sinistra non ha speranze di vittoria. Al contrario, uno schieramento con alle spalle un patto per l’Emila-Romagna 2030 e un partito che riprende il contatto la sua terra, può esserci una concreta rinascita...oltre la siepe.


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