Questo Gran Paese pieno di meraviglie


Avremo pure dei problemi, e grossi. Saremo pure, al momento, l’economia più critica, qualcuno dice “contagiosa” della zona Euro. Sconteremo pure errori e mancate visioni di un passato lontano e recente. Ma, diciamolo, siamo e restiamo un Paese meraviglioso.





Come dicevano i cartelloni turistici qualche anno fa sulle nostre autostrade mettendo le sagome delle bellezze e delle tipicità di quel territorio e con la scritta confortante: sei in un Paese meraviglioso. Meraviglioso significa provocare e stimolare meraviglia: per il bello e per il meno bello che potrebbe diventare splendido.





Una rinomata trasmissione televisiva ha messo insieme recentemente quattro diverse meraviglie che disegnano la magnificenza di questo Paese che si chiama Italia tra storia arte e natura: Mantova scrigno dei Gonzaga, uno degli emblemi di Roma piazza Navona con la fontana dei fiumi del Bernini, la costiera Amalfitana che solo a pronunciare il nome ti senti il sole addosso, voglia di mare e fame di frittura, e il parco archeologico marino di Bari. Abbiamo detto poco!





Storia e arte, mare e costa, archeologia e architettura, scultura e pittura, Andrea Mantegna e André Gide. Non ci vuole neanche molto a mettere in fila un giro rappresentativo delle località grandi e piccole che fanno dell’Italia un mosaico di attrazioni e di richiami: prendi una cartina e dove ti cade l’occhio e o la matita ti capita di planare su un borgo o un santuario, su una costa o su un castello, nella pizza storica o su una cima di montagna. Il vero problema è mettere a sistema tutto questo e far diventare questa offerta di bellezze e di attrazioni una rete economica valorizzabile e spendibile, esportabile e conoscibile oltre le apparenze e i luoghi comuni. Che si vada in Costiera Amalfitana per il sole e i limoni ci può stare ma forse innestare innovazioni e scoperte tradizioni e contaminazioni può sicuramente ampliare il richiamo.





Un grande museo per un piccolo paese come Mercatello sul Metauro zona Pesaro Urbino può fare più notizia di una grande mostra di una grande città e insieme le due occasioni diventare moltiplicatore turistico. Mi spiego: fare una grande rassegna al palazzo Ducale di Urbino e collegarla con una mostra a Mercatello o a Fano significa fare più rete e sistema. Questo è il bello di un Paese meraviglioso: che dove ti giri ti meravigli. A Ceresole Reale come a Vipiteno, a Cividale del Friuli come a Sauris, a Brunico come a Boccadasse di Genova, a Vinci come ai Boboli, a Fabriano come a Grottammare, a Canepina come ad Anagni, a Caserta come a Guastalla, a Taviano come a Petralia Soprana, a Tropea come a Maratea (da non confondere) a Lollove come a Golfo Aranci.  E poi ancora Verrand in Valle d’Aosta come in Valpolicella in Veneto, nelle colline dell’Oltrepo Pavese e sulle cime delle Dolomiti, nella laguna di Grado e sotto quel campanile dell’Abbazia di Pomposa.  





Direte: come ha scelto questi posti? Una successione di luoghi del cuore prima ancora che località di mercato turistico, perché è l’approccio cardio- emozionale che fa la differenza nella catalogazione della nostra meraviglia, unita all’esperienza che abbiamo fatto in quelle piazze, in quel locale davanti a quell’orizzonte sotto quel cielo, ai bordi di quel mare.





Ci ricordiamo di Cefalù Porto o di Spello per le forme e i colori che si sono impressi nella nostra memoria ma anche e soprattutto per quello che abbiamo annusato e gustato, toccato e fatto nostro con l’intelligenza emotiva, cioè imparato, appreso, conquistato. Con gli occhi e non solo con i souvenir.





Così non ti può che rimanere impressa quella piazzetta irregolare di Greve in Chianti e la via stretta di Vieste centro storico che ti sembra un corridoio di casa, quei terrazzi bianchi dell’entroterra di Nardò e quella distesa di boschi tra Corvara e La Villa. Perché abbiamo vissuto e introiettato quelle sensazioni come condivisione del nostro corpo e del nostro spirito. L’economia ci dice che abbiamo un record di ricchezza privata l’ambiente e la storia, l’arte e l’architettura ci dicono che siamo un popolo ricco e fortunato di stare in mezzo a queste bellezze.


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