Il più bel gioco del mondo


A FinalEight di CoppaItalia archiviate (a proposito, complimenti alla magnificaCremona che ha vinto meritatamente senza mai, dico mai, rischiare di perderla, e al suo immaginifico allenatore, quel Meo Sacchetti che dopo esser stato un immenso giocatore, in tutti i sensi, sta dimostrando di non essere inferiore come coach, e all’altra finalista, la splendida e forse inaspettata Brindisi tradita dalla stanchezza derivata dalle due durissime partite giocate prima di giungere all’atto finale, allenata, non a caso, da Frank Vitucci, altro ottimo coach colpevolmente sempre troppo sottovalutato) è ora possibile cercare di tirare il punto sulla situazione del basket bolognese e non solo.









Certo è facile pontificare dopo che le cose sono accadute, ma chi ci conosce sa che le considerazioni che faremo rimangono le stesse praticamente da inizio campionato.





Iniziamo, e finiamo velocemente, parlando della Fortitudo che non ha potuto ovviamente partecipare alla kermesse fiorentina, ma ha approfittato del proprio turno di campionato per ribadire il primato solitario schiantando Piacenza in attesa del big match contro Montegranaro che potrebbe (potrà?) chiudere definitivamente la questione promozione diretta. Ad avvalorare questa tesi, il ritorno in gran forma di capitan Mancinelli che si prospetta davvero, al di là delle solite fantasie e suggestioni di fantamercato ineludibili nel variegato mondo biancoblu (vero Delfino?), come il miglior acquisto possibile in vista dello scatto finale.





La Virtus adesso. Che anche nel corso della esaltante vittoria sulla magna Milano, ha evidenziato i soliti endemici problemi enfatizzati da una inspiegabilmente acclarata incapacità di porvi rimedio. Per capirsi, la squadra è stata pensata e costruita male: piccola, corta, poco atletica. Se vuoi giocare il campionato italiano (attenzione, giocare ho detto, non vincere) non puoi pensare di farlo con solo sette/otto giocatori in rotazione. Vogliamo fare nomi? Eccoli. Taylore Punter, ottimi giocatori sulla carta o nei video dei procuratori, sono troppo piccoli fisicamente per reggere il confronto con esterni che sono sempre più alti e grossi di loro (e Punter sconta anche egoismi e ottusità di fondo che invece di sottolinearne il carattere ne certificano l’insicurezza di fondo). Aradori, l’ala piccola titolare, potrebbe forse reggere fisicamente ma mostra una preoccupante deficienza atletica nei confronti dei pari ruolo avversari.Problemi che si ripropongono con M’Baye, il 4 titolare che alterna grandi giocate figlie di una tecnica sopraffina a enormi difficoltà a doversi contrapporre a giocatori anche in questo caso più atletici e rocciosi di lui.Se poi consideriamo che il centro titolare, ed inspiegabilmente capitano, Qvale non ha mai giocato per quello che ci si aspettava (bisognava proprio prendere un lungo rotto?) e che i primi cambi non stanno, per vari motivi, offrendo quanto auspicato (Martin si è infortunato nel suo miglior momento, Kravic da scommessa che era sta imparando suo malgrado a inventarsi titolare, BaldiRossi e Pajola si confermano quello che erano anche prima di iniziare, cioè discreti cambi per una stagione non vincente in Lega2) e che l’addendo Moreira, discreto ma non decisivo, non può certo risolvere d’incanto tutti i problemi, si capisce il perché di una stagione caratterizzata da alti e bassi non sempre felici: quando tutti girano al meglio, potrà anche succedere di vincere partite clamorose, ma il più delle volte …





John Brown III, miglior giocatore della finale




I correttivi? Prescindendo che c’è chi, pagato per questo, dovrebbe riuscire a risolvere i problemi (non che il tanto decantato Marco Martelli stia facendo questo gran lavoro), sembra chiaro che si debba intervenire su quegli aspetti che visibilmente deficitano: leadership e atletismo. Per il primo aspetto, fosforo e personalità, davvero basterebbe attingere alle disgrazie altrui (tra le vergognose situazioni di Torino, Avellino e Cantù si dovrebbe riuscire tranquillamente a trovare un play d’esperienza in grado di portare tranquillità e carisma in una squadra che ne difetta: i primi nomi sarebbero quelli di Poetao Filloy, non certo impossibili da avvicinare e graditi, crediamo, anche alla piazza scontenta); per il secondo (defense, defense, defense direbbero in NBA) non dovrebbe essere impossibile attingere alle risoluzioni dei team che usciranno dalle competizioni europee (pagando però in maniera vistosa l’insipienza della dichiarazione di inizio campionato di Baraldi quando disse che se Milano avesse voluto Punter, ci sarebbero stati i soldi per trattenerlo:io, personalmente, l’avrei scambiato volentierissimamente da subito con uno dei due 4, americani naturalizzati, Brooks o Burns l’assioma essendo che una guardietta tiratrice ce ne sono quante vuoi, vedi Crawford e Saunders diCremona o Chappell e Banks di Brindisi, mentre un omone di fisico e tecnica, oltretutto italiano, non è altrettanto scontato trovarlo).





Il MandelaForum di Firenze sede della CoppaItalia 2019




Infine, qualche nota sulla situazione del basket italiano. Abbiamo accennato a Torino, Avellino e Cantù. Potremmo aggiungervi Reggio Emila, Pistoia e Pesaro. Tutte squadre che per un motivo o l’altro (Reggio che ha cambiato in corsa praticamente tutto il quintetto, Cantù in vendita a 1 € e con l’allenatore scappato di notte tra un allenamento e l’altro, Avellino che non può intervenire sul mercato per debiti pregressi, Torino, in vendita da inizio stagione, che cambia allenatori con la velocità di un kleenex quando si è raffreddati mentre Pistoia e la solita Pesaro presentano l’endemica carenza economica che fa già presagire il rilascio dei propri migliori giocatori appena certi della permanenza nella massima serie) testimoniano amaramente il momento di difficoltà del movimento. Un movimento che sconta scelte sbagliate, decisioni incomprensibili (la Nazionale affidata in anni recenti ad allenatori farlocchi come le vittorie che hanno collezionato rubandole), disaffezione dei giocatori (domenica la Nazionale di coach Sacchetti si giocherà l’accesso ai mondiali senza poter contare su nessuno dei presunti big, Gallinari e Belinelli, Datome e Melli, che giocano all’estero, NBA o Europa che dir si voglia). Ebbene, in questa situazione, il nocciolo del dibattito in Lega e Federazione non è però una seria disamina per evitare il ripetersi in futuro di queste debacle, bensì l’allargamento del massimo campionato con altre due squadre…





Una propensione all’incapacità gestionale che certifica in maniera inequivocabile la necessità di un cambio deciso e reale nella gestione di quello che rimane il più bel gioco del mondo.


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