Là dove c’era … un bar qualunque, ora c’è il “Principe in Centro”. In centro, infatti, perché è proprio in via Caprarie 5 che ha aperto il terzo locale del fortunato (una fortuna assolutamente meritata,sia chiaro) brand. Tre locali,quindi, ma non certo gemelli seppur la filosofia di fondo sia la stessa(qualità delle proposte, eleganza del servizio, atmosfere urban-chic). Se infatti il “Principe” di via Toscana (il primogentio) è quello che grazie agli spazi ampi e all'altrettanto arioso dehors può ospitare anche compagnie numerose e il “Principe Lievito &Cucina” di via Mezzofanti (sorto sulle ceneri, ceneri gastronomiche in questo caso, del non dimenticato, per tutti coloro che amano tirar tardi, “PocoLoco”) è, come dice il nome, quello che può offrire un servizio completo, dalla colazione al pranzo, dagli aperitivi alla cena leggera ma di piena soddisfazione, all'appuntamento mensile del ClubMartiniCocktail, il nuovo, ha inaugurato poco prima di Natale, “Principe in Centro” ha l’ambizione di ripercorrere, facendola rivivere se possibile, l’esperienza del mai dimenticato “Mocambo”, il locale culto di fine millennio di via D’Azeglio che sdoganò, in quegli anni frenetici, la moda dell’aperitivo sulla scia delle grandi capitali europee trasformando anche Bologna in una piccola città da bere.
Lo spirito, di questo “Principe in Centro” come di quel “Mocambo”, è infatti lo stesso: ricreare le sensazioni che solo un autentico american bar può regalare: pochi tavoli ben distanziati e un lungo bancone, molto bello, con comodi sgabelli che permettono una sosta piacevole e rilassata, uno staff giovane, preparato e premuroso e una serie di piccole preparazioni come sandwiches (ad esempio con culatello, burrata e carciofini o con coppa di testa, lampascioni e puntarelle o con polipo arrosto, yogurt, iceberg, olive e capperi o ancora sgombretto in saor, misticanza e confettura di pomodoro), piatti unici (roastbeef di Zivieri, verdure agrodolci e maionese al latte o burrata, puntarelle, olio alle acciughe e confettura di pomodoro o ancora salmone affumicato norvegese con burro salato, miele di acacia, foglie di barbabietola e scorzetta di mandarino) o cicchetti di terra (tra i tanti pancetta cotta a bassa temperatura e poi laccata, humus, melograno e spinacini o paté di fegato grasso, misticanza, pesche sciroppate e cioccolato fondente in scaglie, o ancora pan di fichi, culatello Brillat savarin Vignelait e mostarda di frutta) o di mare (tra cui polpo arrosto, aioli, sedano croccante e foglie di cappero o aringhe agrodolci, yogurt, mela verde e verdure croccanti).
Il tutto da accompagnare con un buon bicchiere di vino (Perlè Ferrari, Franciacorta “Animante”di Barone Pizzini, Burson Rosè o champagne LeBoeuf tra le bollicine oppure uno Chardonnay “PietraNera” di Lunelli, un Silvaner di Koferaop tra i bianchi o ancora, tra i rossi, un St.Magdalenerdi Turnhof o un Montepulciano d’Abruzzo di San Michele) o con uno dei molti cocktail preparati con impeccabile professionalità, e felice inventiva, da Alessandro Zilli, da uno degli altri due soci, Stefano Zimari e Alessio Ciaffio dal giovane, ma motivato Federico.
Nell'ultima visita, scegliendo tra la ventina di invenzioni illustrate e spiegate nel colorato e divertente menù, ho scelto un “Yellow Submarine” chiaro omaggio ai fabfour, un long drink a base gin lime e zafferano, dissetante, all'apparenza semplice ed invece complesso e di buona soddisfazione. Non ho poi potuto esimermi dal tastare Alessandro su un Martini Cocktail, naturalmente mescolato, non shakerato. Seguendo il suo consiglio prima con il Solo,un pure sardinia wild gin molto secco e gineproso e poi con il KiNoBi, un Kyoto dry gin morbido ed avvolgente. Entrambi davvero superbi.
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