Delle prima cinquanta aziende mondiali solo una ha sede
nell’Unione Europea, per inciso in Belgio (birra). Una in Gran Bretagna (HSBC),
tre in Svizzera (farmaceutica), in resto in USA e Cina. Negli ultimi anni le
imprese del digitale hanno scalzato dalle prime posizioni i colossi
dell’energia e della meccanica. Questi ultimi, pur se americani, producono il 50%
del fatturato fuori dagli Stati Uniti e pagano la stessa percentuale di tassi
fuori dagli USA. Al contrario i nostri amici Amazon, Facebook, ecc, producono
il 60% del fatturato fuori dagli USA ma pagano solo il 10% delle imposte che
versano, fuori Patria. Se aggiungiamo che la ricchezza sta trasferendosi alla
velocità della luce in pochissime mani, le conseguenze inevitabili sono anche
troppo chiare. Soprattutto per noi. L’Europa è un enorme mercato di consumo
dove i giganti del WEB drenano ricchezza, ma non contribuiscono al gettito
fiscale. Il principio per cui si tassa la ricchezza là dove il bene è prodotto,
fa sì che le tasse le paghino in America o in Cina. I singoli Stati europei non
possono da soli affrontare il problema per manifesta mancanza di mezzi e
dimensione. L’Europa intesa come istituzione è l’unica che possa affrontare il
problema, sia sul piano fiscale, ma soprattutto su quello politico
internazionale, concordando un nuovo trattato commerciale con USA e Cina.
In assenza di un’Europa unita da questi obiettivi, l’unica
possibilità per gli europei per avere le risorse con cui mantenere il sistema
di sicurezza sociale conquistato nel secolo scorso, è quello di tassare i
redditi presenti sul territorio. Insomma, mentre la ricchezza vera esce dal
Paese, lo Stato deve fare cassa con quello che resta, spremendo famiglie
composte sempre meno da cittadini e sempre più da ostaggi.
Ma appena l’Europa manifesta la volontà di reagire (Vertice
di Tallin, 30 settembre 2017), le forze anti europee si scatenano, con
l’appoggio dichiarato della politica USA. Da lì, passando per il tour di Steve
Bannon in Europa, fino ai gilet jaunes è tutto un crescendo di sovranismi e
nazionalismi, di rivendicazioni popolari, di lamentele per le troppe tasse, per
gli immigrati, di guerriglia urbana, di odio per l’Europa e così via.
La politica che ha preso piede in Europa non è il sovranismo
e nemmeno il populismo. Sono il tafazzismo e il masochismo, camuffato da atto
rivendicativo e liberatorio dei vessati contro i baciati dal sole.
A favore di chi vada tutto questo è fin troppo chiaro, e
infatti il flusso della ricchezza non accenna ad invertirsi, anzi, sono certo che l’anno prossimo apprenderemo
con stupore a quanto sarà giunta la capitalizzazione di Amazon o di Alibaba, ne
parleremo al bar e prima di sera malediremo l’Europa.
Buon Natale.
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