Certo che per avere l’età che ha (vabbè, gli anni sono 34 ma scommetto che chiunque gliene darebbe almeno 5 o 6 di meno), Daniel Santa Maria (così, senza la “e” finale e con il cognome staccato, retaggio delle origini, da parte di padre, argentine) di locali ne ha girati e cocktail ne ha miscelati.
Dapprima a “Camera a sud” nel ghetto, primo e lungimirante precursore di uncerto tipo di fare locale in città, poi al “Pastis”in piena zona Mercato delle Erbe, ancora, per un paio di anni, gestore del bar di “Dynamo”, la Velostazione di via Indipendenza, poi ancora eccolo al “Solferino” (c’è bisogno di parlarne?) ed infine da “Agricola e Vitale” in piazza SantoStefano (ricordate? ve lo abbiamo raccontato qualche tempo fa in http://iltiromagazine.it/agricola-e-vitale-raffinatezza-e-familiarita-in-piazza-santo-stefano/). Ora, finalmente, seguendo ispirazione, giusta ambizione ed inevitabile crescita, ecco il suo “Acquarama” di via Belvedere 15 (la parte di strada che va dal Mercato delle Erbe vero e proprio a via Marconi e che potrebbe diventare, se si realizzerà una sorta di virtuoso gemellaggio con le altre realtà della via, vedi il “Caffè delle Erbe” praticamente dirimpetto, il nuovo polo trainante della zona), un locale, aperto in società con Marco Putignano, perfetto esempio di giovane e vulcanico neo-imprenditore (laurea in ingegneria, apprendistato e lavoro da broker, creatore di startuped infine vinaiolo in una nota vineria di SantoStefano) elegante nella sua straniante sottotraccia, così diverso dalle troppe spersonalizzate e spersonalizzanti esperienze similari, progetti o format o concept come vuoi chiamarle, che tutto omologano ed appiattiscono, un locale europeo, se passa il termine, che potrebbe tranquillamente trovarsi in una qualunque glamourosa capitale del tirar tardi, Parigi o Londra, Berlino o Barcellona, Milano o Lisbona.
Un locale, tanto vale dirlo subito, minuscolo, a stare larghi una decina (ma non ci sono) di posti più altrettanti nell'altrettanto minuscolo dehor, piccolo vero, ma riscaldato (niente paura, non da quei tremendi funghi che spuntano come … funghi in tanti pseudo-bistrot cittadini, ma da comode, calde ed avvolgenti coperte; niente di nuovo per carità, ma assai più comode ed eleganti) mentre l’offerta che allieterà il goloso visitatore varia tra una scelta di vini ristretta ma significativa e ottimi cocktails realizzati ottimamente con ottimi prodotti. Ovviamente, la mancanza di spazio è tiranna, non bisognerà aspettarsi le decine di marche diverse che a volte impropriamente servono solo ad allestire i banconi di molti improvvisati: poche bottiglie, ma di assoluto pregio a garantire la possibilità di una scelta composita e soddisfacente (un esempio? da provare una versione particolare del Boulevardier, un pre-dinner a sua volta mutuato dal Negroni del quale sostituisce il gin col bourbon e qui, da Daniel, proposto con un whisky-torbato, soluzione che, oltre a trasformarlo volendo in eccellente after-dinner, regala un’avvolgenza al palato davvero appagante).
Altra particolarità dell’”Acquarama” è quella, in una zona della città troppo abituata a considerare la domenica off-limits, di essere aperto, grazie all’indispensabile contributo dietro il bancone di Sharon, sette-giorni-su-sette dalle 18,30 in poi (l’orario di chiusura sarebbe la mezzanotte o poco più, ma naturalmente durante il weekend sarà posticipata per il piacere dei bevitori accorti) ricalcando quella che era l’idea alla base degli american-bar.
Per concludere, quindi, un bel locale che propone ottime bevute in un ambiente informale ed accattivante servite da un ragazzo simpatico, brillante e, per la gioia delle signore, di piacevole (invidia) aspetto.
Stefano Righini
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