Ci vogliono cambiamenti strutturali


(In merito all'articolo che trovate qui: Cara Mamma)





Caro Mauro,





hai ragione, spesso sono le donne stesse a non collaborare per ottenere risultati migliori. E’ qualcosa che c’è sempre stata e sempre ci sarà (e che in un certo senso evidenzia anche alcuni passi in avanti fatti). Per quanto riguarda la situazione concreta che stai mettendo in evidenza (la candidatura della Cancellieri alla Presidenza della Repubblica), sono d’accordo con te – molto probabilmente è stato un errore e il PD lo sta pagando, come sta pagando altri errori, suoi e non. Ma sulla politica, tu sei molto più bravo e aggiornato di me, perciò la chiudo qui.





Per quanto riguarda il mondo del lavoro invece, la situazione – almeno nei due Paesi che conosco di più (Italia e Macedonia) - è ancora molto complessa. Ma questo non significa che dobbiamo rassegnarci e soprattutto – come ho provato a spiegare nel mio articolo precedente - dobbiamo lavorare insieme per cambiare questo status di cose, che tra l’altro non aiuta nessuno. Prima la società si accorge di questo, meglio è! E le modifiche piccole, quelle di ogni giorno, le possiamo fare noi: io, te, mio marito, tua moglie. Ma quelle STRUTTURALI, quelle in grado di fare una vera differenza per tutti, dipendono da chi decide: politici, dirigenti, professori…insomma responsabili nei loro ambiti professionali😊…





Proprio ieri è arrivata una bella notizia dall’Irlanda (leggi qui, in inglese): il Ministro dell’Istruzione, che guarda caso si chiama Mary Mitchell O’Connor, ha approvato un piano secondo il quale il 40% delle posizioni di professori o livello simile dovranno essere occupate da donne entro il 2024.





Una decisione presa dopo la pubblicazione – da parte di un gruppo di lavoro incaricato dalla stessa Ministra - di un report secondo il quale le donne sono sottorappresentate nel settore universitario con solo 24% di donne che arriva a ricoprire il ruolo di Professore a dispetto del 51% di donne che entrano nel mondo accademico con la qualifica di insegnante[1]. Insomma, la situazione è chiara e sicuramente non ci voleva un report per dimostrarlo.  Ciò che è importante però, è quello accaduto dopo: un’AZIONE concreta che dovrebbe, secondo governo irlandese “sostenere una trasformazione ed un cambiamento culturale” nel mondo universitario. Il Primo Ministro irlandese ha sostenuto il progetto, considerandolo un “cambiamento positivo che potrà avere un effetto domino per le ragazze giovani”. (Da notare che l’Irlanda sta facendo una grande rivoluzione “silenziosa” negli ultimi anni: sono stati legalizzati l’aborto ed i matrimoni gay ed è eliminato l’articolo costituzionale che considerava la blasfemia un reato).





Chiudo sottolineando come la situazione non sia rosea neanche in altri paesi europei: le donne professoresse (o livello simile) in Francia sono il 24% del totale, in Germania il 23%, in Svizzera il 21%, in Norvegia il 27%.





L’Italia dal canto suo sembra seguire lo stesso trend presente in Irlanda e negli altri Paesi europei: le professoresse ordinarie sono il 22,3% del totale, un dato che sale al 37,2% se si contano le professoresse associate, al 46,6% se si contano le ricercatrici ed al 50,7% se si prendono in considerazione i titolari di assegni di ricerca.





Credo sarebbe utile per tutti interrogarsi sul perché le donne pur eccellendo a livello universitario ed avendo ottime performance anche nelle borse di dottorato, poi non riescano ad affermarsi a livello professionale e a fare carriera come gli uomini.





Perché un/a ministro/a italiana non potrebbe appoggiare una riforma come quella irlandese nei prossimi 20 anni? Una discriminazione positiva (affermative action) che credo necessaria per migliorare e incidere sulla realtà.





Tu approveresti una decisione del genere, caro Mauro?









[1] Women make up 51% of entry-level teaching jobs in the university sector, but only 24% of professor posts are filled by women, according to the report.


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