C’è sete di gentilezza


Il 13 novembre in tutto il mondo si celebra la Giornata Mondiale della Gentilezza,  nata da una conferenza tra gruppi umanitari a Tokyo del 1997 conclusasi con la firma della “Dichiarazione della Gentilezza”. 
La gentilezza a cui si riferisce il movimento nato dai gruppi (World Kindness Movement – Movimento mondiale per la Gentilezza) rappresenta una caratteristica etica, l’attenzione verso il prossimo, la pazienza, la cura, i piccoli gesti . E’ ciò che rende il mondo in cui viviamo un posto più felice.





Purtroppo pare che la gentilezza non sia più di moda.  Oggi più che mai vengono esaltati il desiderio di imporsi, la spinta a primeggiare, l’arroganza e la prepotenza, sino ad arrivare allo spregio del valore umano, considerando gli “altri” potenziali antagonisti.





La gentilezza, ne sono convinta, rappresenta  un collante sociale, è ciò che permette di costituire e tenere assieme una comunità. Se tutti in uno sforzo collettivo decidessimo di mettere ai primi posti nella scala dei valori la gentilezza, questa perdita progressiva di senso si arresterebbe ritornando così ad essere una comunità giusta.





Certo non basta un pensiero gentile il 13 novembre, ma che almeno questa giornata sia occasione per riflettere, per accendere una luce. In fondo, se ci pensiamo bene, la gentilezza non è cosa complicata, è mettere al centro il buon senso. Per cominciare basterebbe imparare di nuovo ad utilizzare le quattro parole fondamentali: “Grazie” – “Prego” – “Per favore” – “Scusa”…..una rivoluzione!





E così, lentamente si riscopre che la gentilezza è il filo conduttore del nostro essere. Come scriveva  Piero Ferrucci, psicologo e filosofo, nel libro intitolato “La forza della gentilezza”: «La gentilezza non è un lusso, ma una necessità».


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