Una "Locanda Celestiale"


Diciamolo subito: l’apertura di un nuovo locale a Bologna, questa Bologna pigramente adagiatasi in una ripetitività di proposte di ristorazione francamente stucchevole, non fa più notizia. Se però ad inaugurare questa nuova, nuovissima (nemmeno due settimane di vita) “Locanda Celestiale” è un’icona della mixology cittadina (e non solo) come Celestino Salmi, allora sì che la notizia diventa succulenta. E se poi ad accompagnarlo in questa nuova avventura troviamo il vulcanico Alessandro Chionsini, imprenditore di successo in tutt’altro campo ma perfetto esempio del bon vivant bolognese (ma sì dai, il biassanot di gioiosa memoria), non si può che essere certi, entrando nel loro locale, di trovare esattamente quel che ci si aspetterebbe: dietro il bancone la classe di Celestino, un barman di grande esperienza e carisma perfetto padrone delle tecniche che l’arte del moderno beverage richiede, e in sala il savoir-faire di Alessandro, un padrone di casa ironico ed elegante, che accompagnandovi al vostro raffinato tavolo, vi introdurrà ad una cucina pensata giovane e fresca per ammiccare gioiosamente ad una contemporaneità inventiva e saporita che non disdegna però la contaminazione con un passato classicamente rivisitato riuscendo così a dar vita ad un contemporaneo non fine a se stesso ma che fa della ricerca delle materie prime e della loro preservazione in fase di preparazione il proprio, goloso, punto di forza.









Una cucina, quindi, che, prevista non per grandi numeri (una quarantina i coperti possibili tra interno ed esterno) ma che grandi numeri farà (siamo pronti a scommetterci) prevede pochi ma curati piatti: in questo momento la carta propone tre primi (uno spaghetto tiepido, un caciucco e dei ravioli con uova e gamberi), quattro secondi di pesce (rombo al vapore, branzino arrostito, un fritto misto ed un fish burger con verdure miste) e tre dolci (un gelato prodotto in proprio, una zuppa inglese ed una crème brulè alla nocciola) oltre ad un paio di classici imperdibili della tradizione petroniana come le tagliatelle al ragù e i tortellini in brodo di cappone (o alla panna, concessione golosissima se ben preparata, al mercato ed alle sue richieste) il tutto accompagnato da una carta dei vini minimalista (poche bottiglie, ma che offrono una scelta intelligente ed azzeccata in relazione ai connubi possibili con il cibo proposto, di cantine magari non conosciutissime, fatti salvi i capisaldi Jermann e FranzHaas e come lo champagne Laurent Perrier offerto in praticamente tutte le declinazioni possibili, ma di consistente qualità).









Ma non di solo cibo o bevande, per quanto importantissimi ed anzi fondamentali come in questo caso, è fatto un locale. E quindi, la Locanda, che poi ha preso il posto dell’Agua, locale spintamente giovanilista che ha avuto una sua storia, al suo interno è bella con tutto quel bianco a suggerire un senso di ampio e di accogliente. Merito, naturalmente, del ricercato mix di arredo urbanchic già visto sicuramente anche altrove ma qui riproposto con sobrietà e misura ed impreziosito alle pareti da opere d’arte (la programmazione delle esposizioni curata da Krystyna Huras prevede in questo periodo i bei lavori di Emanuela Bergonzoni) che, spezzandone il nitore, suggeriscono una più armonica spaziatura degli ambienti.





Anche l’esterno del locale, due grandi vetrine sotto il portico di via Saragozza (la Locanda è al 63 di questa storica , bellissima e caratteristica strada) proprio all’angolo con SantaCaterina è bello con il grande dehors che permette una visuale inconsueta ma ancor più spettacolare sull’incanto della via e dei suoi portici antichi.









Ricordando come la Locanda è aperta dal lunedì al sabato dalle diciotto all’una di notte, non resta che dare un sentito consiglio a chi, come me e come molti altri come me, ama il buon bere nella scelta di un locale ove passare una bella serata. Privilegiate il bancone, lungo, spazioso e comodamente dotato di alti ed accoglienti sgabelli (un must che renderà ancor più piacevole la mia, ne sono certo, futura e lunga frequentazione), per assaporare e sorseggiare le creazioni alcoliche (attenzione, anche il riproporre il più classico dei cocktail è pur sempre una creazione del momento) di Celestino, vero grande ed indiscusso maestro  della mixology. E chissà che, se sarete molto ma molto fortunati, non riusciate a provare anche la sua imperdibile vodka imperiale.





Stefano Righini


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