La fine del fascismo e pastasciutta in bollore

E’ la  notte tra il 24 e il 25 luglio del 1943 quando si svolge l’ultima riunione del Gran Consiglio del Fascismo [organo supremo del regime], presieduto da Benito Mussolini, nella quale venne votato l’ “Ordine del giorno Grandi”, un documento preparato e firmato dai dissidenti, un attacco diretto al Duce e di sfiducia nel suo operato.

L’esito dello scrutinio avviene all’alba del 25 luglio ed è senza appello: diciannove sì contro sette no. Alle ore 17 dello stesso giorno Mussolini viene destituito dalla carica dal re Vittorio Emanuele III [al suo posto viene nominato Pietro Badoglio] e contestualmente arrestato.

In quelle ore si festeggiò in tutta Italia, e in particolare a Campegine, un paese in provincia di Reggio Emilia, la famiglia Cervi decise di farlo in modo decisamente originale, con una grande pastasciutta offerta a tutto il paese. Portata in piazza nei bidoni per il latte, attraverso il passaparola tuti i cittadini si riunirono attorno al carro, tutti in fila per avere un piatto di maccheroni conditi con burro e formaggio. Il papà Cervi descrisse il momento come il “più bel funerale del fascismo”.

Da settantacinquenne anni esatti da quel 25 luglio, la Pastasciutta Antifascista ritorna in scena in tantissime città, paesi, quartieri. Una occasione di rievocazione storica, conviviale, popolare, i cui ingredienti vincenti sono la memoria e l’impegno per la democrazia.

Buon appetito a tutti!

 

Ho sentito tanti discorsi sulla fine del fascismo, ma la più bella parlata è stata quella della pastasciutta in bollore” (papà Alcide Cervi)

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