Playoff: prime due gare amare per Fortitudo

Prime due gare di semifinale playoff per la Fortitudo.

Persa la prima, lunedì 28, di 2, sull’improvvidamente ostico PalaFerraris della NoviPiù Casale che non sarà  nulla di che come squadra (giovane, inesperta, con uno straniero, il centro croato Marcius reduce da un lungo infortunio e come chioccia il “vecchio”, bè vecchio lo è davvero per questo sport, Brett Blizzard ex di entrambe le bolognesi), ma salta, corre, si sbatte, non si tira mai indietro e in cui tutti sono protagonisti (5 giocatori in doppia cifra, dai 18 di Tomassini ai 16 di Sanders, dagli 11 di Denegri ai 10 di Severini e Marcius e comunque Blizzard e Martinoni, toh gli ex Virtus, sono a 8). A questa ventata di entusiasmo, la Fscudata risponde con … i suoi veteranissimi: Mancinelli, che meriterebbe un’altra squadra,con 31 punti  frutto di uno stratosferico 15/27, Cinciarini con  19 punti e soprattutto un ottimo 10/17 al tiro, Rosselli con un altrettanto ottimo 6/10 che frutta 11 punti ma che purtroppo, forse lo stress o la stanchezza, perde la trebisonda all’ultimo litigando col Poz al timeout, e le ultime tre azioni dei suoi le condanna lui con un tiraccio senza senso, una persa sanguinosa e un cincischiamento sull’ultima azione che fa arrivare una palla sbilenca al Mancio per un ultimo tiraccio senza speranza quando non c’è più modo di recuperare. Che dire, degli altri. Se il migliore è Gandini con 4 punti e 7 rimbalzi contro nessuno, il tanto pompato Amici sta 5 minuti in campo (tanto rumore per nulla: litigano, lo escludono, lo rimettono al posto del desaparecidos McCamey che o non gioca o gioca 5 minuti anche lui) e tra Fultz, Italiano, Chillo e Pini lucri 11 punti in totale , diventa difficile scamparla contro chiunque.

Seconda partita, mercoledì 30. Che è identica alla prima. Anche qui vince, alla sirena con un tiraccio da 3 (allora fu Severini, oggi il vecchietto Blizzard) la Novipiù che dimostra di essere molto meno squadra (se intendiamo con questo termine, nobiltà, esperienza, e pedigree di chi scende in campo, ma anche di chi urla e si agita in panchina) ma infinitamente più squadra (se questa volta intendiamo atletismo, voglia, faccia tosta e il non sentirsi mai morti). Nasce così, come detto, una partita fotocopia dell’altra (lunedì fuga iniziale di Casale poi rintuzzata,  mercoledì fuga nel 1° quarto di Bologna raggiunta però già a inizio secondo), con i padroni di casa che segnano tutti anche se il fatturato più cospicuo è quello portato alla causa da Sanders e dal nanone Blizzard (ma se si lascia al più vecchio della compagnia la possibilità di fatturare 18 punti compreso il missile che segna la fine del match, ci deve essere qualcosa che non va nella fantasmatica difesa biancoblù) anche se, per una volta,  sono cinque i fortitudini in doppia cifra: un rinato Rosselli, il solito Cinciarini, uno stonato Mancinelli (che trova anche il tempo e il modo di incazzarsi con il coach e comunque finisce sulle ginocchia), l’indecifrabile Okereafor ed un inaspettato e miracolato Italiano che sembra quasi quasi un giocatore vero. Il problema, però, sono gli 11 punti totali degli altri (Gandini, Chillo, Pini, Amici e Fultz) pallidi comprimari senza copione. Sabato la 3^, si spera non decisiva, per continuare a vivere con un giorno in più di riposo da far fruttare per gli anziani guerrieri sperando che basti.

Infine, un piccolo spazio dedicato al tempo dei ricordi.

Il 31 maggio di vent’anni fa, la Virtus vinceva uno scudetto inaspettato e magnifico che suggellava il coronamento di un’annata magica (quella della 1* Eurolega) tramandando alla leggenda il tiro da 4 di Danilovic (poche storie, il giocatore più determinante nella storia del basket bolognese) e tramutando il “volo dell’angelo fortitudino” in un mesto liquefarsi di cartone e speranze infrante.

Due anni dopo, il 30 maggio, si festeggiava invece il primo titolo italiano di una Fortitudo marchiata Paf e guidata dal grande Carlo Recalcati (e che annoverava giocatori del calibro di Myers e Karnishovas, Fucka e Basile, Jaric e Vrankovic, Galanda e Gay e poi ancora Pilutti, Fultz, Anchisi, Soloperto e Ruggeri).

Bei tempi, quelli. Quando Bologna era BasketCity. Quando eravamo re.

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