Weekend di gloria per la Bologna dello sport

Sei punti ad un’inguardabile Piacenza e la Fortitudo completa, dopo Virtus e Bologna (in puro ordine cronologico: la Virtus sabato sera, il Bologna domenica nel primo pomeriggio e la Fortitudo, appunto, domenica in serata), il perfetto weekend sportivo bolognese. Una triplice vittoria che non usciva da tempo sulla ruota arrugginita della riffa cittadina. Come dite? Che le avversarie di turno non erano granché? Vero. La Torino battuta di due da una Vnera incerottata veniva da cinque sconfitte consecutive (e ora sono sei). Ma è pur sempre la vincitrice della Coppa del Nonno (pardon, CoppaItalia) di un paio di mesi fa. Per vincere la quale non ha badato a spese cambiando in pratica mezza squadra (meraviglie o porcate, fate voi, di un regolamento che sembra stilato da uno che, fuggito da un centro di recupero per alcolisti, si ritrovi per miracolo catapultato in una distilleria clandestina in cui trova un taccuino su cui traccia, tra una bevuta e l’altra, i capisaldi del, appunto, regolamento) firmando perfino quel Vander Blue che sarebbe dovuto e potuto essere il più grande colpo di mercato delle ultime stagioni (il pedigree e lo status di ex NBA giocata e non passata a sventolare asciugamani lo avrebbero lasciato supporre come, d’altronde, ha indotto la solita critica demenziale a votarlo MVP di una competizione, la Coppa, giocata così così. Mai previsione, però, fu meno azzeccata: il giocatore è una vera ciofeca, fidatevi di chi, astutamente, lo ha preso al fantabasket).

Passando al calcio, e al Bologna, è vero anche in questo caso che il Verona è veramente scarso. Forse la peggior squadra del lotto, e il fatto che abbia così tanti punti più del Benevento, costituisce uno di quei misteri assai poco gloriosi che fanno la storia di quello che alcuni vorrebbero il gioco più bello del mondo.

La Fbiancoblu, infine. Di Piacenza, si è detto, inguardabile; e quindi sì, forse è vero, se non le peggiori del lotto, dei rispettivi lotti, forse le bolognesi hanno davvero incontrato alcune delle, o quelle che più lo sembrano in questo momento. Epperò, è anche vero che spesso, troppo spesso in stagione, partite simili, contro avversarie simili, assai abbordabili sulla carta, si sono rivelate insormontabili e si sono perse anche in maniera sanguinosa.

Passando alle disquisizioni tecniche, il Bologna lo lasciamo a chi ne capisce, di football. Ohi, non che di basket noi se ne comprenda, ma la presunzione è tale e tanta.

Quindi, la Virtus vince ergendosi a grande solo dopo aver concesso di tutto, e a tutti gli avversari, per almeno un quarto in cui il divario di soli 8 punti al primo stop non deve trarre in inganno. La colpa, o la fortuna, è imputabile solo alla pochezza di Torino che, oltre ad una ordinaria ma sterile supremazia a rimbalzo, offre ben poco altro. Dal secondo quarto (+7) in poi (terzo a +4 fino al +2 finale per il conclusivo 67-65), la Virtus sarà sempre in vantaggio stringendo le maglie difensive e mostrando qualità da mastini in Umeh (peraltro alla sua peggiore al tiro per un totale -3 di valutazione), in Pajola (che se c’è da sporcarsi nel gioco sporco si fa trovare sempre pronto) e di Gentile (Stefano chè Ale lo rivedremo solo tra un paio di settimane e già le sento le Cassandre da parterre: senza di lui 3 vinte su 3 e la squadra gioca meglio – ma Aradori no, senza Ale tutti lo braccano ed è più dura – e bla bla bla …). Se poi aggiungi Ndoja che non c’è al tiro ma la grinta, quella, non la fa mai mancare e Lawson al suo massimo in LegaA (18 punti), ritrovi il quintetto dell’anno scorso (chiaro, Pajola per Rosselli) e questo la dice lunga sulle qualità, mancanti, di Torino. Degli altri, che vanno a sprazzi, Aradori ne fa una buona ed una no (per dire, la palla persa che potrebbe riportare avanti Torino ma anche il tiro libero all’ultimo secondo che definisce il punteggio), Lafayette difende ma insomma …, e Slaughter non è pervenuto. E per una volta tanto, anche coach Ramagli sembra un vero coach. Gli manca la star e lui convince i comprimari a fare i … comprimari: palle (e non metaforiche), sudore e gomiti sbucciati. Con Torino è bastato. In futuro vedremo.

Ora, la Fscudata. Che parte male, malissimo (9-28 il primo quarto per Piacenza) ma rimedia subito (già 30 punti nel solo secondo quarto). Da qui in poi, e fino al 76-70 finale (che le consegna il primo posto seppur in coabitazione con la Trieste sconfitta da Udine), sarà sempre avanti avendo, come migliori in campo Mancinelli (punti) e Rosselli (fosforo e regia occulta) accompagnati, questa volta, da un Fultz che, almeno domenica, sembrava non sentire gli anni che sono passati. Degli altri, al solito, uno dei peones si esalta (questa volta è Pini a segnare 14 punti con buone percentuali) mentre gli altri, tutti gli altri, non si capisce a che gioco giochino.

In ultimo, un pensiero a coach Pozzecco. Senza infamia e con qualche lode è a 3 vinte su 3 giocate. E a questo punto si può solo provare a immaginare cosa potrebbe fare con due americani che, insieme, ne facciano almeno uno invece dei due che si è trovato in eredità dalla passata gestione (McCamey spettatore pagato in campo, e non è una novità, e Okereafor che non si capisce cosa potrebbe, ne potrà, dare).

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