Come il Pd perderà l'Emilia-Romagna/ 4 - Senza sangue nelle vene

Senza sangue nelle vene


Era contendibile. Adesso è persa. Non serviva questa sommaria analisi sui singoli aspetti del voto del 4 marzo in Emilia-Romagna (cioè i tre capitoli precedenti del Tiro su “Come il Pd perderà.....”) per arrivare alla conclusione. Era chiara dalla stessa notte dei risultati. Il Pd in Emilia Romagna non è più il primo partito e, considerando che praticamente non ha grandi prospettive di alleanze, è addirittura terzo. Primo il centrodestra (se starà unito) con circa il 33 per cento, seguito dai grillini (27,6), poi il Pd (26,3). A voler essere rigorosi era chiara dal 23 novembre 2014 quando Bonaccini venne eletto con 535 mila voti (37% di votanti). A voler essere cattivi quello è l'appeal vero, lo "zoccolo duro" si sarebbe detto, dei Democratici in Emilia Romagna. In questa tornata il Pd ha perso 300 mila voti (politiche 2013-2018). Trecentomila: un terremoto. Roba da far intervenire la protezione civile. Invece quello che colpisce è l'assordante silenzio che si è levato dai circoli, dai militanti, dai dirigenti, dagli onorevoli. Mai una reazione vera, di cuore, di testa, di rabbia, di ammissione degli errori, di autoaccusa. Solo il solito rituale. Senz'altro la tristezza dei militanti, la preoccupazione dei dirigenti. Poi però sempre quell'aria di rituale stanco, quell'aria un po' finta che rende il Pd poco credibile (vedi il discorso di Cuperlo). Addirittura qualcuno che parla del “modello Bologna”. Il modello Bologna sarebbe quello dei 300 mila voti persi in cinque anni. Poi gli slogan vuoti: seimila riunioni dei circoli....eccetera, eccetera. Quello che stupisce è che nessuno, in nessun circolo, in nessuna riunione abbia avuto una reazione vera: una richiesta di dimissioni, una offerta di dimissioni, una raccolta di firme. Dico una provocazione: l'occupazione di un circolo; una delegazione di iscritti che va a chiedere conto al segretario regionale. Di fronte al terremoto encefalogramma piatto. La triste impressione di un organismo, il Pd, nel quale non scorre più sangue nelle vene.

 

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