Basket: altro weekend nero per le bolognesi

Se non fosse che c’è da inca…volarsi, ci sarebbe da mettersi a ridere.

Riassumiamo, dunque, il weekend delle bolognesi di basket (tralasciando di parlare di calcio, altrimenti annovereremmo un altro, consecutivo fine settimana da tre su tre: sconfitte, chiaro). Un weekend che si può far iniziare mercoledì, quando una Fortitudo in perenne affanno (checché ne dica il conducator Boniciolli, oramai più pronto a calpestare le tavole di un qualunque palcoscenico di periferia nel ruolo a lui gradito di onemanshow piuttosto che quelle di un campo da basket) ha battuto l’ultima in classifica, l’asponsorizzata Bergamo, per un solo misero punticino evidenziando una volta di più che con un “… roster lungo, così lungo da risultare a volte perfino troppo guarnito …” (il virgolettato è dell’ineffabile coach) non può comunque fare a meno né del Mancinelli reduce da infortunio e cionostante spremuto alla causa, né dal Rosselli, lui sì, stile piano superiore, né dal Cinciarini che, seppur alla sua forse più incolore da quando calca questi parquet, il suo, come sempre lo fa. Perché gli altri, tutti gli altri, a partire da quell’Amici che un giorno forse si scoprirà perché così caro al solito Boniciolli per continuare con i vari Gandini, Chillo, Pini, Fultz per tacere dell’ormai acclaratamente impresentabile McCamey è davvero poca, pochissima cosa, praticamente nulla. E diventano davvero stucchevoli i proclami al vuoto vento (tanto ormai nessuno sta più ad ascoltarlo) dell’allenatore (e degli scribacchini a lui compiacenti) che vanta vuoti numeri strillando il primo posto nonché una classifica migliore rispetto a quella dell’anno passato al medesimo momento di chi, l’odiata Virtus, poi si fregiò dell’agognata promozione.

Numeri vuoti e falsi che vengono prontamente smentiti dalla sensazione di impotenza (in altri contesti, più seri, la si potrebbe definire coeundi) avvalorata, suffragata, certificata con esplosiva evidenza e disarmante ineluttabilità, dalla sconfitta domenicale a fronte della magnifica Orasì Ravenna di coach Antimo Martino che si toglie la soddisfazione (ma più che di soddisfazione si può parlare di annoiata routine) di battere due volte in una settimana o poco più la temibile (per il suo coach che furbescamente cerca di aiutare la squadra rischiando un nuovo infortunio calciando un tabellone dopo l’ennesima boiata di un Chillo distratto) corazzata fortitudina. Aspettiamoci, adesso, le solite litanie (i tra parentesi sono, al solito, attribuibili a voi sapete chi) che andranno, siamo certi,  dalla mancanza di Gandini (il Jabbar de’ no’antri) alle fatiche indotte dal turno infrasettimanale (e nulla conta che la vecchia cara Fscudata sia la più lunga del paniere), all’arbitraggio …. ma comunque sempre primi si è (anche se il record allo stesso step di campionato rispetto a quella che vinse l’anno scorso è andato a farsi benedire) e bla bla bla …

La soluzione, ci sarebbe. Semplice ed efficace. Meno parole e più lavoro. Cercare, e prendere, se se ne ha, due americanini giusti per la categoria (ce ne sono ce ne sono) lasciando perdere i coup de theatre buoni solo a riempirsi la bocca e solleticare le orecchie dei berciuloni ottusi e creduloni (Kalnietis a queste latitudini? ma dai …) con cui dare una mano concreta a chi (ripetiamo? ma sì, dai: Mancinelli, Rosselli, Cinciarini) questo campionato saprebbe, potrebbe e si meriterebbe vincerlo se aiutato adeguatamente.

Restando il resto, tutto il resto, nient’altro che fuffa.

Ora, giusto per non essere tacciati di filo virtussinità, ecco la gloriosa Vnera. Che perde, instancabile in questa sua propensione auto castrante, con l’Armani Milano una partita che ha evidenziato una volta di più la castrante impotenza a giocare questi livelli. Troppo piccola, leggera, rappezzata, corta la Virtus per anche solo poter pensare di competere contro le corazzate costruite per vincere e che, come Milano in questa occasione, vengono sul parquet (bello e nuovo e bellissima, da grandi occasioni; la coreografia approntata per l’evento dai tifosi) bolognese a fare, in pratica, quello che vogliono.

Certo, la squadra è monca (ma lo si sapeva in partenza) ed ancor di più lo è ora che il più vecchio dei Gentile ha battuto tutti i record di sfortuna e che alcune scommesse indotte dello scorso campionato si stanno rivelando fatalmente perdute (vero Lawson?). Ma monca lo rimane anche per la una volta di più assodata incapacità di chi dalla dirigenza sarebbe stato preposto ad intervenire tempestivamente ed oculatamente sul mercato. Manca un uomo (dice la società; ne mancano due se vuoi competere; e se ne tagli uno, lo devi poi sostituire e quindi ne verrebbero a mancare tre). Un dato positivo, spulciando i numeri che confermano Slaughter uomo adatto alla grandeur che verrà (anche per la buona stampa di cui la nuova governance sembra godere là dove conta davvero), indiscutibile Aradori e, con tutti i suoi alti e bassi, in netta ripresa quell’Alessandro Gentile che sarebbe peccato mortale non tentare di trattenere, è la percentuale ai liberi, spesso tallone d’Achille del team che fu caro all’avvocato Porelli, e che domenica si è attestato al 73%. Il contemporaneo dato negativo, è la constatazione che, si fosse avuta la stessa percentuale  a Venezia (dove fu del 30%) si sarebbe vinta una partita che si sarebbe dovuta vincere ribaltando contestualmente, si sa mai, la differenza canestri.

Il resto, qualunque altra considerazione, scusa, spiegazione, non lascia che noia, solamente noia.

 

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