Britt-Marie è stata qui, di Fredrik Backman

Britt-Marie sussurra “Ha” ed esce”. In realtà Britt-Marie non ci abbandona mai in questo libro. La sua presenza silenziosa e discreta ci accompagna per tutta la lettura pagina dopo pagina e, anche dopo aver letto l’ultima riga, abbiamo la sensazione che davvero Britt-Marie sia stata qui con noi.

Fredrik Backman riesce a rendere il personaggio di Britt-Marie reale. Ci colpiscono la fragilità e la forza di questa donna che, abbandonata da un marito poco incline alla fedeltà coniugale, decide di rimettersi in gioco. Ma il mondo, dal quale il suo Kent l’ha sempre protetta, è un mondo dove Britt-Marie è quasi un’aliena. Lei che trascorreva le giornate a riordinare la casa, a stirare le camicie di Kent, a preparare la cena per Kent e che senza di lui si sente alla deriva. Le manca di più la sua casa o suo marito? Ha nostalgia delle sue abitudini, del suo balcone con i vasi di fiori o della sua vita coniugale? Le mancano le sue abitudini, questo sì, e non è capace di leggere il mondo reale che sta intorno. Ma soprattutto non sa come comportarsi con le strane persone con cui deve imparare a convivere quando, dall’oggi al domani, si ritrova a vivere una nuova vita in un paese, Borg, sperduto nella campagna inglese. In realtà Britt-Marie ha il dubbio che si tratti effettivamente di un paese: in un paese ci sono l’ufficio postale, un supermercato, la farmacia, la scuola e qui non c’è nulla di tutto questo. Solo uno spiazzo dove i bambini giocano a calcio e un piccolo negozio intorno al quale ruota tutta la vita dei bizzarri personaggi di questo romanzo.

E saranno la squadra di calcio di Borg, di cui lei diventerà allenatrice, e l’amicizia con alcuni bambini del paese a cambiare la vita di Britt-Marie e a lasciare un segno indelebile nella piccola comunità.

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