Se questo è basket

 

Liquidiamo subito la Fortitudo, che ne prende 23 a Jesi ( con tutto ilo rispetto a Jesi, non a Istanbul o Madrid o Atene) dove hanno appena arruolato il vecchio guerriero Marquez Green in uscita da Venezia ed a lungo in predicato di vestire la canotta bianco blu dell’aquila non fosse che il gran capo Boniciolli ha pensato bene di continuare a preferirgli un McCamey da 4-punti-4 con 3 su 11 al tiro con nessuna regia e nessuna difesa pensando che chili e stazza alla fine pagheranno più di fosforo e voglia. Ma si sa, Boniciolli è così, lo si prende o lo si lascia e se molti in società e sugli spalti lo lascerebbero volentieri, a lui non importa, lui tira dritto per la sua strada fatta di sceneggiate stucchevoli e scioperi repentini in panca, lasciando allo sbando per tutto il secondo tempo una squadra costruita in estate volutamente vecchia sulla falsariga della Virtus vincente e convincente della stagione scorsa proprio per far sì che l’esperienza portasse ad evitare cortocircuiti mentali come quelli di cui troppo spesso, quando il gioco si fa duro, sembra patire la Fscudata. Se infatti il migliore (l’unico salvabile dell’allegra compagnia di giro) è, sempre con tutto il rispetto dovuto, un Chillo in doppia doppia e alla sua migliore partita coincidente con quella peggiore della squadra, qualcosa che non va, nella costruzione del roster bisogna senza dubbio segnalarlo.

La Virtus adesso. Che vince contro una Trento avvelenata riuscendo perfino nell’impresa di ribaltare il passivo scialato nella partita inaugurale (i 7 punti di vantaggio del finale 82 a 75 scavallano infatti i 5 subiti là). In una serata in cui i migliori sono stati il solito Aradori, un BaldiRossi che si dimostra partita dopo partita quell’ottima addizione che non tutti forse si aspettavano ed un sontuoso Slaughter che contro i pari stazza diventa davvero inarrestabile, la vera nota negativa è stata la rissa scoppiata a babbo morto, con la Vnera sopra di un ventello ed in assoluto e tranquillo controllo. Tutto nasce da un rimbalzo conteso in area bianconera. La palla sfugge di mano all’attaccante trentino, il pallone scivola a terra nel solito groviglio di giocatori che cercano il possesso. Dal mucchio di maglie che strisciano, se ne alza una bianca (quella di Gutierrez di Trento) che molla un cazzotto in faccia a Stefano Gentile ormai in possesso di palla. A quel punto è il farwest. I giocatori si inseguono alla ricerca di un avversario da colpire. I più accaniti sono il fratello Alessandro, cui balena l’istinto di una vendetta rusticana per Bologna e, più sporchi, lo stesso Gutierrez che continua a tirare colpi alle spalle e, dalla panchina, Sutton per Trento. Dopo momenti da vera rissa, l’esito è scontato: espulsi tutti e tre (il guaio, per Bologna, è che il più giovane dei Gentile dovrà scontare la squalifica che sarà inflitta avendo già convertito una giornata in multa, non tanto casualmente, proprio dopo la partita di andata). Neanche il tempo di gioire della bella e corroborante vittoria visto che, a causa della contemporanea assenza di capitan Ndoja alle prese con la rottura della mano destra, la Virtus, una Virtus che in ogni caso pare compattarsi sempre più ogni partita che passa, dovrà affrontare i prossimi impegni in emergenza numerica tentando comunque di superare al meglio questo nuovo ed inatteso banco di prova.

 

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