Come tutte le favole che si rispettano, anche quella di “Bizarre”, la nuova e bella cocktail boutique inaugurata recentemente in via Belvedere 4/A, in piena zona movida/mercato delle erbe, inizia con il canonico “… c’era una volta in via Belvedere una piccola bottega chiamata Bizarre. Era un luogo segreto, con luci soffuse e un via vai di persone che si accomodavano su alti sgabelli di fronte a un bancone di legno dove due amici, Enrico e Antonio, vendevano pozioni magiche che avevano il potere di rallegrare chiunque le assaggiasse. Dopo lunghi anni di prove e ricerche riuscirono a scoprire la formula segreta della felicità. Nel loro retrobottega studiavano e mischiavano sapientemente liquidi dai colori e dai sapori differenti. Riuscirono ad inventare tredici pozioni, ognuna con un nome diverso. Nove di queste potevano essere bevute solo all’interno del locale, affinchè nessuno potesse portare via con sé la formula segreta. Le altre quattro venivano vendute, da una piccola finestra che dava sulla strada, a tutti coloro che volessero conservare quella piccola felicità per un secondo momento …”.
Più prosaicamente, e assai meno poeticamente, a noi interessa soprattutto tastare quel nome, cocktail boutique che, più che un nome, pare una vera e propria dichiarazione di intenti che, in sintesi, si riassume in un ambiente intimo più che raffinato (troppo spesso, nel corrivo uso contemporaneo, raffinato fa rima con affettato, ostentato e manierato e non è questo il caso), soli dodici i posti a sedere, con pochi ma indovinati pezzi di modernariato a ricomporre un’atmosfera di tempi passati in cui ci si aspetta esattamente quello che si trova: un ambiente che permette di poter dedicare il proprio tempo al godimento della riscoperta di una mixology di qualità.
A questo punto una premessa è doverosa. Non amiamo perché troppo, vedi sopra, manierato, esagerato non necessario, tutto quello che, troppo spesso ormai, sta dietro il bancone di un bar, soprattutto se di tendenza. Siamo della vecchia guardia, cresciuti nel mito, e con le prelibatezze, della vecchia scuola. I Lotti, i Guida, gli Orlandi prima; i Pitucci, i DiPancrazio, i Buresta della generazione di mezzo; i D’Oria, i Salmi della penultima. Adesso, con la nuova ondata, ci sono molti, forse troppi, giovani leoni che vogliono prendere il posto, nell’immaginario, di quelli che furono (e sono ancora). A volte esagerando con effetti speciali che di speciale, davvero nulla hanno. Non è questo il caso di Enrico Scarzella, già vincitore della Bologna Cocktail Week, creatore del Rialto, animatore del ReSoleL’IndeLePalais ed ora vero e proprio deus ex machina del progetto “Bizarre”. La sua è una ricerca attenta e interessante, sotto alcuni punti di vista improba, mirata allo studio ed alla sperimentazione di prodotti di qualità, alla ricerca del mix perfetto (per quanto di perfetto può esserci nella creazione di un prodotto che, comunque, dovrà incontrare e cercare di soddisfare palati abitudini ed esigenze le più diverse tra loro).
Il risultato di questo inesausto e lungo e faticoso lavoro è ora disponibile nel menu di questo concept che è sì una scommessa, ma al tempo stesso è anche una risposta a chi si chiedesse se sia possibile coniugare al meglio ricerca, sperimentazione, ostentazione e qualità. La risposta, contenuta appunto in una carta che propone per ora nove creazioni (ne verranno a breve introdotte almeno un altro paio) dai nomi altamente evocativi (ad esempio Il Conte è libero con vermouth bianco, bitter verde, gin smoke e zucchero filato al Fernet o Un bel vedere con vermouth rosso, mix di bitter 2.0 e birra o ancora il Fatti più in là che, reinterpretando il classico MoscowMule, lo rende più piccante con l’uso di uno speciale sciroppo di zenzero home made mentre la freschezza è data da foglie di basilico fresco che rilasciano tutto il loro profumo al liquido) da gustare comodamente seduti in uno dei soli dodici posti di cui dicevamo e quattro, i Cocktails to go da, per così dire, asporto: quattro rivisitazioni di quattro classici intramontabili come il Gin Tonic (Ginotto), il Margarita (Altro? Che Margarita), il Negroni (Negroni torbato) e l’Americano (Americano Bizarre) è certamente positiva e, per certi versi, può lasciare stupefatti.
Naturalmente, tornando allo scopo iniziale, testare un locale nuovo dall’immagine accattivante, bisogna dire come ad accompagnare le creazioni di Enrico ed Antonio (ma si possono gustare anche i classici cocktail, pre ed after dinner, internazionali: io ad esempio ho bevuto un ottimo CocktailMartini, Hemingway, con uno strepitoso gin giapponese di cui avevo solo sentito parlare e che qui ho potuto apprezzare, il KyotoDryGin KiNoBi), sarà possibile assaggiare una serie di tartare (niente piatti cucinati) e Scatolette del Gusto (sulla falsariga di quelle di Moreno Cedroni un tempo servite da Camera a Sud e come quelle proposte AlRisanamento da quel grande uomo di vini che è Francesco Barsotti) servite con burro e pani tostati (tra le altre, acciughe, sardinillas, pulpo a la gallega) e che per chi preferisce il vino, è presente una scelta ristretta di buone etichette (champagne Jacquart, bianchi di H.Lun, rossi locali della cantina romagnola Celli). A questo punto, a tutti, non rimane che consigliare una visita.
[avatar user="StevanDuda" size="thumbnail" align="left" link="file" /]
Più prosaicamente, e assai meno poeticamente, a noi interessa soprattutto tastare quel nome, cocktail boutique che, più che un nome, pare una vera e propria dichiarazione di intenti che, in sintesi, si riassume in un ambiente intimo più che raffinato (troppo spesso, nel corrivo uso contemporaneo, raffinato fa rima con affettato, ostentato e manierato e non è questo il caso), soli dodici i posti a sedere, con pochi ma indovinati pezzi di modernariato a ricomporre un’atmosfera di tempi passati in cui ci si aspetta esattamente quello che si trova: un ambiente che permette di poter dedicare il proprio tempo al godimento della riscoperta di una mixology di qualità.
A questo punto una premessa è doverosa. Non amiamo perché troppo, vedi sopra, manierato, esagerato non necessario, tutto quello che, troppo spesso ormai, sta dietro il bancone di un bar, soprattutto se di tendenza. Siamo della vecchia guardia, cresciuti nel mito, e con le prelibatezze, della vecchia scuola. I Lotti, i Guida, gli Orlandi prima; i Pitucci, i DiPancrazio, i Buresta della generazione di mezzo; i D’Oria, i Salmi della penultima. Adesso, con la nuova ondata, ci sono molti, forse troppi, giovani leoni che vogliono prendere il posto, nell’immaginario, di quelli che furono (e sono ancora). A volte esagerando con effetti speciali che di speciale, davvero nulla hanno. Non è questo il caso di Enrico Scarzella, già vincitore della Bologna Cocktail Week, creatore del Rialto, animatore del ReSoleL’IndeLePalais ed ora vero e proprio deus ex machina del progetto “Bizarre”. La sua è una ricerca attenta e interessante, sotto alcuni punti di vista improba, mirata allo studio ed alla sperimentazione di prodotti di qualità, alla ricerca del mix perfetto (per quanto di perfetto può esserci nella creazione di un prodotto che, comunque, dovrà incontrare e cercare di soddisfare palati abitudini ed esigenze le più diverse tra loro).
Il risultato di questo inesausto e lungo e faticoso lavoro è ora disponibile nel menu di questo concept che è sì una scommessa, ma al tempo stesso è anche una risposta a chi si chiedesse se sia possibile coniugare al meglio ricerca, sperimentazione, ostentazione e qualità. La risposta, contenuta appunto in una carta che propone per ora nove creazioni (ne verranno a breve introdotte almeno un altro paio) dai nomi altamente evocativi (ad esempio Il Conte è libero con vermouth bianco, bitter verde, gin smoke e zucchero filato al Fernet o Un bel vedere con vermouth rosso, mix di bitter 2.0 e birra o ancora il Fatti più in là che, reinterpretando il classico MoscowMule, lo rende più piccante con l’uso di uno speciale sciroppo di zenzero home made mentre la freschezza è data da foglie di basilico fresco che rilasciano tutto il loro profumo al liquido) da gustare comodamente seduti in uno dei soli dodici posti di cui dicevamo e quattro, i Cocktails to go da, per così dire, asporto: quattro rivisitazioni di quattro classici intramontabili come il Gin Tonic (Ginotto), il Margarita (Altro? Che Margarita), il Negroni (Negroni torbato) e l’Americano (Americano Bizarre) è certamente positiva e, per certi versi, può lasciare stupefatti.
Naturalmente, tornando allo scopo iniziale, testare un locale nuovo dall’immagine accattivante, bisogna dire come ad accompagnare le creazioni di Enrico ed Antonio (ma si possono gustare anche i classici cocktail, pre ed after dinner, internazionali: io ad esempio ho bevuto un ottimo CocktailMartini, Hemingway, con uno strepitoso gin giapponese di cui avevo solo sentito parlare e che qui ho potuto apprezzare, il KyotoDryGin KiNoBi), sarà possibile assaggiare una serie di tartare (niente piatti cucinati) e Scatolette del Gusto (sulla falsariga di quelle di Moreno Cedroni un tempo servite da Camera a Sud e come quelle proposte AlRisanamento da quel grande uomo di vini che è Francesco Barsotti) servite con burro e pani tostati (tra le altre, acciughe, sardinillas, pulpo a la gallega) e che per chi preferisce il vino, è presente una scelta ristretta di buone etichette (champagne Jacquart, bianchi di H.Lun, rossi locali della cantina romagnola Celli). A questo punto, a tutti, non rimane che consigliare una visita.
[avatar user="StevanDuda" size="thumbnail" align="left" link="file" /]
Commenti
Posta un commento