Basket: Fortitudo ok, Virtus ko

Finalmente la stucchevole telenovela ha raggiunto la logica conclusione. Regalando l’uomo giusto al posto giusto. Ma contemporaneamente negando l’uomo che sarebbe stato giusto nel posto che sarebbe giusto. Si parla, ovvio, di Guido Rosselli, l’ex capitano delegittimato come da lui dichiarato, della V nera ed ora punto imprescindibile (presto per dirlo dopo una sola praticamente anonima partita? non diremmo e si vedrà perché) della F scudata. E anche se può sembrare incongruo analizzare l’ennesima sconfitta virtussina (una novità però in questa debacle canturina c’è ed è costituita dalla totale abulia dimostrata dalla squadra) e la faticosa vittoria fortitudina quando sarebbe stato giusto aspettarsi una prova di carattere in grado di fuggire i dubbi e le perplessità di questa prima parte di stagione, riportando il significato del contesto ad un solo, unico, giocatore, così non è.

Perché se nella vittoria dell’aquila (grandissimo capitan Mancinelli; non è la prima volta che “cava le castagne dal fuoco” per la squadra e ancora non si è capito del tutto se questa sua propensione possa essere considerata un’aggiunta determinante e non, piuttosto, un peso pensando a quando i giochi si faranno duri e la squadra, la squadra non il singolo seppur carismatico e fortissimo, dovrà cominciare a giocare da dura) l’innesto di Rosselli, uomo di mille battaglie e di giocate e carisma unici nel panorama del campionato cadetto, si è dimostrato subito determinante (la sua prima azione, un’assist coast to coast per un Mancinelli che, conoscendolo dai tempi felici di Torino, era già scattato in contropiede) condendo la prestazione con sapienza e capacità, nella sconfitta della squadra cara all’avvocato Porelli si è dipanato il solito, e ormai inevitabile (sembrerebbe) canovaccio (gioco affrettato, poca o nulla intensità, pericolosità alterna in attacco) con in più, e speriamo non sia il segnale di uno scollamento irreparabile all’interno dei meccanismi di interazione tra i giocatori, la marcata abulia di quelli che, fin qui, sono stati i pilastri della squadra. Uno Slaughter che fa 0/5 al tiro da sotto e si fa soggiogare da Crosariol, così come l’identico 0/5 di Aradori al tiro pesante (la prestazione insignificante di Lafayette, purtroppo, rientra appieno nella normalità), fanno sorgere retropensieri non piacevoli.

Così, se è facile pronosticare come serva solo tempo per cementare il nuovo amalgama (sperando anche che coach Boniciolli smetta una volta per tutte la propria propensione al lamento fine a se stesso) all’interno di una Fortitudo che si propone davvero come una se non la candidata alla promozione, individuare un percorso sicuro per uscire dalle pastoie di una classifica che magari prima dell’inizio del campionato sarebbe stato sottoscritta ma che dopo lo sfavillante avvio aveva fatto balenare prospettive meravigliose agli occhi di chi segue la squadra bianconera, sicuramente è cosa più complessa. Certo, la soluzione cui tutti spingono adesso sarebbe la sostituzione dell’allenatore (che di colpe, e belle grandi, ne ha). Il problema sembrerebbe essere rappresentato però dalla mancanza di tempismo che la governance virtussina ha fin qui mostrato. Per dire; fosse arrivato qualche settimana prima BaldiRossi o chi per lui, forse Rosselli sarebbe ancora qui a completare una squadra che giusto di carisma, esperienza, forza d’animo avrebbe bisogno (e naturalmente di un play vero, uno di lotta e di governo compendiate nello stesso giocatore). Quindi, se allenatore nuovo dev’essere (da brivido i nomi che si susseguono nei rumors cittadini, ma d’altronde quelli pochi, pochissimi, bravi già sono accasati e chi ce li ha se li tiene ben stretti) che allenatore nuovo sia. Ma in fretta.

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