Doppia sconfitta per le bolognesi domenica scorsa. Certo entrambe giocavano contro le più forti, o presunte tali, dei rispettivi campionati: contro Venezia, vincitrice dell’ultimo scudetto, la Virtus; contro Trieste, finalista degli scorsi playoff di Lega2 e sconfitta proprio dalla Bologna bianco/nera, la Fortitudo. Questa, però, la forza delle antagoniste di giornata, l’unica similitudine tra le due sconfitte. Perché se anche la Virtus, giocando in casa, non ha saputo approfittare del fattore campo, un PalaDozza soldout che potrebbe davvero rappresentare in futuro un valore aggiunto di indiscutibile spessore, ha comunque dimostrato una saldezza davvero stupefacente se solo si pensa ai tanti problemi affrontati in preseason. Poi, è vero, la perniciosa abitudine a partire sparati per poi farsi risucchiare lentamente fino ad arrivare a scoraggianti finali punto a punto (fin qui regolarmente perduti, prima di 4 con Trento ed ora di 1 con, appunto, Venezia) nonostante aver comandato anche con doppia cifra di scarto fino ai fatidici 5 minuti dal fischio finale, è un qualcosa che bisognerà correggere. In fretta, certo, ma l’analisi della partita contribuisce ad essere ottimisti: nove giocatori in campo per un utilizzo che va dai 15 minuti di Stefano Gentile ai 33 di Aradori e i 32 del più giovane dei Gentile’s brothers sintomo di un’ottima distribuzione delle forze e di un consolidato affiatamento tra quelli che dovrebbero essere, e saranno, i principali punti di forza della squadra (oltre lo stesso Aradori, appunto Alessandro Gentile e Slaughter). Quello che manca, forse, oltre un nuovo numero 4 di ruolo che, però, per dare veramente qualcosa in più a questa squadra non dovrà essere di solo complemento e che comunque dovrà adeguarsi ad una realtà bella e consolidata, è il tempo. Per quello, non ci sono mercati possibili; bisogna solo aspettare. D’altronde, come dice un grande della pallacanestro mondiale, il guru Gregg Popovich dei San Antonio Spurs, si vince in primavera …
Diversissimo il discorso in casa Fortitudo. Va bene giocare a Trieste contro quella che unanimemente (tranne che da coach Boniciolli) viene considerata la più seria candidata all’unica promozione (già detto che prevedere una sola promozione dopo una riffa che coinvolge ben 32 team è una cosa insensata?), ma prenderne 25 (ed aver disastrosamente perso la guerra ai rimbalzi) contro una Trieste priva del suo, di gran lunga, miglior giocatore e rimbalzista, è sinceramente troppo. L’analisi degli esperti si è soffermata a lungo sulla sudditanza a rimbalzo. E se aiuta la considerazione che di altre squadre attrezzate come Trieste francamente non se ne vedono in giro, bisogna ammettere che aver disegnato una skyline composta da Chillo, Gandini e Pini e rinforzata solo all’ultimo dallo stagionato e non fenomenico Bryan, sa tanto di azzardo.
Diversissimo il discorso in casa Fortitudo. Va bene giocare a Trieste contro quella che unanimemente (tranne che da coach Boniciolli) viene considerata la più seria candidata all’unica promozione (già detto che prevedere una sola promozione dopo una riffa che coinvolge ben 32 team è una cosa insensata?), ma prenderne 25 (ed aver disastrosamente perso la guerra ai rimbalzi) contro una Trieste priva del suo, di gran lunga, miglior giocatore e rimbalzista, è sinceramente troppo. L’analisi degli esperti si è soffermata a lungo sulla sudditanza a rimbalzo. E se aiuta la considerazione che di altre squadre attrezzate come Trieste francamente non se ne vedono in giro, bisogna ammettere che aver disegnato una skyline composta da Chillo, Gandini e Pini e rinforzata solo all’ultimo dallo stagionato e non fenomenico Bryan, sa tanto di azzardo.
Commenti
Posta un commento