Disperato Politico Stomp

Sono le 22.19 di lunedì 6 novembre 2017. Il voto amministrativo in Sicilia si è chiuso da più di 24 ore e lo spoglio delle schede – nonostante l’affluenza si sia fermata al 46,76% degli aventi diritto - è ancora in corso.

Basterebbero questi due dati: l’astensione record e “lentezza burocratica” per fotografare lo stato di una regione amministrata negli ultimi 5 anni da un governatore e una maggioranza di centro-sinistra. Basterebbero questi due dati per capire che qualcosa proprio non va. Che abbiamo perso tutti. Che nei fatti, in troppe realtà, non siamo riusciti ad essere alternativi alla destra. Che non siamo riusciti a farci portatori di quel “mutamento” (di mentalità, di comportamento, di capacità) tanto sbandierato, né della voglia di riscatto (che pure esiste) che ha permesso - suo malgrado - una storica vittoria alle regionali di 5 anni fa.

Rosario Crocetta, il sindaco di Gela, simbolo della lotta alla mafia, governatore della Sicilia. Quanti titoli di giornale. Quante speranze. A pensarci oggi sembra passata un’era geologica.

Oggi il PD raggiunge il 13% mentre Fava (candidato MDP) il 6,1% e un solo seggio al prossimo consiglio regionale.  Anche uniti non avrebbero potuto rappresentare un’alternativa credibile a destra e M5S.

Dati che se analizzati fanno capire bene quale potrebbe essere il trend anche alle prossime tornate elettorali: il centro-destra vince mantenendo quasi inalterati i propri consensi: nel 2017 Musumeci conquista 830.821 voti, mentre se nel 2012 la somma dei voti dei candidati Musumeci e Miccichè era 833.134. Il M5S raddoppia: Cancellieri passa da 368.006 a 722.555 preferenze. La lista M5S da 285.202 a 513.539.

MDP si sostituisce in termini di peso elettorale (e molto probabilmente anche di elettorato) a quello della c.d. “sinistra radicale”: nel 2012 la Marano appoggiata da IDV, Rifondazione Comunista, SEL e Verdi, conquistò 122.633 voti. Fava oggi ne ottiene 128.157.

L'area del centro sinistra, capitanata dal PD, perde oltre 200mila voti sul presidente (Crocetta ottenne 617.073 preferenze contro le 388.886 di Micari), mentre sulle liste la flessione è meno marcata ma cmq consistente: circa 100 mila voti. Si passa da 583.547 del 2012 a 488.939 di oggi. Voti che con ogni probabilità sono stati intercettati dal candidato e dalla lista M5S.

Il Dato siciliano fa male per più ragioni: perché, come già detto, era una regione amministrata dal centro-sinistra, perché – come ad Ostia - relega le forze di centro sinistra ad un ruolo di irrilevanza politica e perché arriva dopo una serie di altre sconfitte elettorali pesantissime come Torino, Genova, Venezia, Roma e la Liguria.

A questo va aggiunto che le tensioni e le divisioni nel campo del centro-sinistra sono evidenti. Macroscopiche. Non risolvibili nel breve periodo ed anzi più accentuate dopo ogni sconfitta.

Non si vince con Renzi ma nessuno nel centro sinistra al momento è in grado di sfidarne la leadership. Un bel dilemma. Un “problema”, che a mio avviso si risolve ricominciando a fare politica. A confrontarsi sui problemi e sui temi fondamentali della nostra società, della nostra democrazia, della nostra comunità. Rifiutando l’attuale impostazione plebiscitaria e unendo interessi, persone, progetti, speranze e ripartendo dai valori fondamentali che si vogliono perseguire attraverso l’azione politica. Perché, per quanto possa sembrare banale, per tornare ad essere percepiti come “utili” bisognerà ricominciare proprio qui: dai valori e dalle idee. Perché facciamo politica? Per ottenere cosa? Per “difendere” chi o cosa?

La crisi della “sinistra” non è solo italiana. In tutta Europa le forze progressiste arrancano. Alcuni partiti socialisti storici come quello francese e tedesco, versano in crisi profonde. Davanti una realtà “globale” sempre più difficile da capire, interpretare e spiegare, e a sfide enormi come la gestione dei flussi migratori, la lotta al terrorismo, le criticità di un sistema capitalista globale e “digitale”, la sinistra appare “spaesata”. Incapace di comunicare efficacemente le proprie posizioni sui grandi e piccoli problemi che condizionano la quotidianità delle persone.

È per questo motivo che è diventato prioritario e fondamentale ricominciare a confrontarci sul nostro presente e futuro. È per questo motivo che è arrivato il momento di rifiutare la banalizzazione continua dei problemi, il ridurre tutto alla scelta di un leader, ed immergersi nella complessità della realtà per cercare soluzioni ed idee innovative in grado di rilanciare sul serio un progetto progressista e di sinistra credibile e perché no, “votabile”.

Bologna da sempre – per la sua storia, la sua vitalità civica ed accademica - rappresenta un laboratorio incredibile di idee, proposte e innovazioni non solo in campo scientifico ma anche politico e sociale. Ci piacerebbe fare la nostra parte. Ripartendo da qui. Con l’ambizione di allargarci presto ad altre realtà europee in grado di darci una visione, un’energia e una prospettiva che non guardi esclusivamente a ciò che accade nel giardino di casa.

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