Basket: la Virtus inciampa di nuovo, bella vittoria della Fortitudo contro Verona

Per parlare di questa Milano/Virtus (gli 8 punti di distacco a favore di Milano sono, almeno per quello visto ieri sera, bugiardi, esagerati, irreali) voglio cominciare parlando di arbitri. E già che ci siamo, parto da lontano, dal calcio. Bonucci, ad esempio, dopo anni in cui alla Juventus ha potuto fare quello che gli pareva potendo contare su un’impunità smaccata ed esasperante (per gli avversari), una volta passato al Milan (al Milan, non al Roccacannuccia) sta pagando sulla propria pelle il fatto di non essere più un intoccabile. Un altro esempio, eclatante ma meno vistoso, e che comunque esemplifica alla perfezione il grande potere degli arbitri è un altro. Ieri pomeriggio, poco oltre la metà del primo tempo, la Juventus stava perdendo in casa contro il Benevento. Evento impensabile alla vigilia e tutti, spettatori commentatori  tecnici aspettavano solo il momento in cui la vecchia signora avrebbe ribaltato il risultato. Momento che, però, tardava ad arrivare. Allora ci ha pensato l’arbitro inventando una punizione a favore di Dybala quando, invece, lo avrebbe dovuto ammonire per simulazione. E se anche lo stesso argentino ha sparacchiato contro la barriera, è il messaggio quello che è stato chiaro e che ha spezzato le energie al Benevento: guarda che non hai scampo; invece di ammonire Dybala per simulazione, gli permetto di fare quello che vuole, regolati, questo è quello che ti aspetta. In casi del genere, contro una squadra già inferiore nettamente, il concetto che passa è devastante: tutto quello che faccio è inutile, non ho speranza, non gioco contro 11 avversari, ma contro 11 avversari e contro chi, invece, dovrebbe tutelarmi. Non è un caso che poi la Juve, in una ventina di minuti abbia ribaltato il risultato. Certo, sarebbe successo lo stesso, forse, troppa la differenza in campo, ma forse è stato più facile giocare contro una squadra demotivata e già convinta del proprio ruolo sacrificale. VAR o non  VAR.

Tornando al basket, un discorso analogo bisogna ampliarlo agli arbitri italiani, che sono tra i peggiori in Europa, tra i più assoggettabili e che più di altri peccano di mancanza di personalità. Rispetto ai loro colleghi del calcio, sono avvantaggiati dalla diversa tipologia di gioco. Il basket è gioco più fisico, nel senso che ad ogni azione si contano o si possono contare contatti fisici tra giocatori giustificando e a volte re3ndendo necessario praticamente ad ogni azione l’intervento arbitrale. Inoltre, un eventuale sbaglio non risulterà così determinante come, ad esempio, sarebbe un rigore decretato all’ultimo minuto di gioco. Ma non per questo, i loro errori sono meno sanguinosi. Per dire, nel match tra Milano e Bologna, non chiamare l’antisportivo sulla cintura di Theodore su Lafayette in un momento di grande difficoltà per Milano e, viceversa, di spumeggiante verve virtussina può (come ha sottolineato anche il Pittis telecronista; no, dico, Pittis uno SuperBologna se ce n’è uno …) può invertire o quantomeno spezzare l’inerzia che la partita sta prendendo. Ancora, non fischiare la mazzolata su Aradori in attacco e nell’azione nata da quel fallo non rilevato fischiargli contro un sospiro, vuol dire indirizzare lentamente, nascostamente la partita in una manciata di minuti e con un paio solo di chiamate. Certo si tratta solo di un paio di possessi, ma se la partita è giocata punto a punto e, soprattutto, se tutte le situazioni dubbie vengono registrate in questo modo e nelle stessa direzione …

Dopo questo sfogo, e tornando al basket giocato, ovvio, Milano adesso è più forte. Un più forte che vuol dire più profonda, non certo migliore o con giocatori così più performanti. Da qui, per giocare a questi livelli, alla Virtus manca qualcosa. Dispiace per Rosselli e Ndoja, gli antichi eroi della risalita, ma un 4 di ruolo, fisico e verticale (un 4/5 piuttosto che un ¾ come si sente dire stiano cercando, uno alla M’Baye milanese, per dire) manca. Questione di atletismo, di velocità. E forse anche solo questa aggiunta, andando a sollevare il meraviglioso Slaughter (anche questa domenica il migliore dei suoi con una prova maiuscola fatta di rimbalzi, giocate spettacolari e tantissime cose che magari non fanno copertina ma sono utilissime nel contesto della partita) potrebbe davvero azzerare l’handicap nei confronti delle altre pronosticate protagoniste (oppure si volesse perseguire la ricerca di un ¾, inutile francamente, bisognerebbe poi inserire un lungo vero di rincalzo, magari un tipo alla Cusin,a proposito, mai visto così fisico, magro, reattivo o anche solo alla Zerini). Perché il reparto esterni è completo e competitivo già così, considerando anche che un altro lungo permetterebbe a Rosselli di tornare a giostrare da ala piccola (potendo sopperire con la classe e la stazza alla mancanza di velocità) consentendo in tal modo di allungare le rotazioni permettendo momenti di pausa ed eventualmente  riflessione a tutti i protagonisti. Difficile infatti contestare o criticare gente come Lafayette e Stefano Gentile: certo ce ne sono di migliori in circolazione, ma non nella stessa squadra e poi qui hanno trovato un amalgama, un modo di stare insieme che sopperisce alle eventuali mancanze dell’uno o dell’altro. Impossibile poi prescindere da Umeh, devastante attaccante che paga solo una cattiva stampa (nel senso che non viene considerato per quello che è, finora il miglior sesto uomo della lega) o Aradori (che se migliorasse in difesa sarebbe, di gran lunga, il fattore più importante del basket italiano) o Alessandro Gentile, il piccolo Barkley, come l’ha definito il solito Pittis (sperando solo che non faccia come il Barkley vero, uno dei pochi grandissimi, tra gli altri non posso non citare Pat Ewing, a non aver mai vinto l’anello) meraviglioso giocatore cui manca forse un po’ di testa (ma se l’avesse sarebbe suo padre Nando e giocherebbe di là dall’oceano).

La Fortitudo, adesso. Che ha spazzato via Verona e ci sta con il contributo del solito Mancinelli e del miglior Cinciarini mai visto da queste parti. Qualcuno tra i lettori, ce ne sono anche se può sembrare strano, lamenta una presunta maggior attenzione rivolta alla Virtus. Banalmente, questione di piano. Alto in un caso, basso nell’altro. E questione di pathos. Se in LegaA abbiamo una situazione fluida che vede Milano battere la Virtus e prenderne 20 da Sassari che a sua volta è stata rivoltata dalla stessa Virtus, la quale ha perso di 1 con Venezia che a sua volta ha perso in casa da Torino sempre di 1 battendo però Trento anche qui col minimo scarto e tutto questo per lasciare sola al comando la splendida Brescia non diagnosticata da alcuno ad inizio campionato, in Serie 2 abbiamo invece  una corsa a due, Trieste e Fortitudo (una corsa cui forse si aggiungerà Casale dall’altro girone, quello storicamente delle sorprese). A parte questo, mentre si può trovare parecchio da dire e analizzare su una Milano/Virtus che è stata una delle partite più intense degli ultimi tempi, non altrettanto ci si può dilungare su Fortudo/Verona se non per dire che ci mancherebbe altro non vincesse il team che può contare su un giocatore come Legion (uno che come classe e fisico ma forse non testa è da quartieri alti in Europa) mentre dall’altra parte trovi sì sei-giocatori-sei di colore quattro dei quali, però, sono italiani di nemmeno vent’anni e che come prospettiva immediata hanno quella di non potersi nemmeno illudere di muoversi dal proprio giardinetto di periferia.

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