Una vittoria Gentile

Una partita come questa Virtus/Sassari (89-72 per le Vnere), una partita vinta poi buttata via poi rivinta e poi rigettata ancora fino a che, a 3 minuti dalla fine uno strappo di Umeh (sicuramente il miglior sesto uomo della lega) ha fatto chiarezza su quale fosse, almeno oggi, la squadra più forte in campo, impone qualche riflessione. La prima, per tacitare le solite lingue parlanti (lingue, non menti) che pronosticavano cupi equilibri tra il più giovane dei fratelli Gentile e il resto della truppa, in primis con l’altra punta designata Aradori. Basta vederli giocare i due, con quanta voglia, gioia, altruismo si cercano, si aiutano, si abbracciano appena se ne presenta l’occasione per rendersi conto che le cassandre, almeno in questo caso, hanno sbagliato sapendo, forse, di sbagliare. La seconda considerazione riguarda i fratelli Gentile. Stefano, appena tornato dall’infortunio che gli ha fatto saltare le prime tre gare di campionato, ha dimostrato quella cazzimma che da lui ci si attendeva. Tosto, fisico, tonico. E una faccia tosta davvero tosta. L’altro, adesso, Alessandro. Se un giocatore di questa forza, capacità, classe non gioca ai livelli più alti (sto parlando di quelli proprio alti, anche dall’altra parte dell’oceano, perché no), qualcosa di errato nel sistema basket c’è. La testa, direbbe qualcuno, non aiuta. Può darsi. Ma vederlo giocare con questa intensità, disponibilità, intelligenza (anche il tecnico rimediato in un momento di involuzione totale della squadra, anche se probabilmente non cercato, è servito, eccome se è servito, a rimettere lì con la testa non solo lui ma anche tutti i compagni) è davvero una gioia per gli occhi (e per il cuore dei suoi tifosi). La terza considerazione che si impone, riguarda la squadra (di Umeh insostituibile sesto abbiamo detto; di Slaughter che rinverdisce i ricordi mai sopiti dell’altro omone Griffith, e di Lafayette che dispensa sapere cestistico a piene mani, diciamo adesso; né si possono certo dimenticare gli eroi della passata stagione, Lawson dalle mani morbide, Rosselli che non si vede ma fa tantissimo e tutto bene, soprattutto Ndoja vero collante senza incrinature nei momenti più difficili). Una squadra, oltretutto, che, nel momento di massima espressione cestistica, schiera quattro giocatori italiani in campo, fa bene non solo a se stessa, ma a tutto il movimento.

Questo per dire che italiani buoni ce ne sono, basta metterli al centro del progetto, creare un sistema che ne esalti le qualità e non ne sottolinei le carenze (certo, se i giocatori sono bravi è tutto più semplice; ma quanti avrebbero scommesso sul ritorno di Alessandro Gentile, sulla sua convivenza con Aradori, sulla affidabilità dell’altro Gentile, Stefano?). Infine, da questa considerazione, ne scaturisce un’altra. Che riguarda direttamente, e non potrebbe essere altrimenti, l’allenatore Ramagli. Un allenatore cìhe i soliti milordini di gazzoniana memoria sarebbero stati ben disposti a sacrificare sull’altare di qualche nome più altisonante, ma altisonante solo di miracolati e non veritieri trionfi. Un allenatore che, e non era scontato, sta conducendo con piglio, nerbo e sicurezza una squadra che al via del campionato era una scommessa. Certo, una scommessa stimolante e fascinosa, ma pur sempre una scommessa. E vabbene che si è solo alla quarta partita, e, certo, di difetti, di pecche, questa squadra ne ha, e forse ne ha tante. Ma ci sarà tempo, se ci sarà, per intristirsi. Per adesso, si goda di uno spettacolo che mancava in questo palazzo (a proposito, che bello il PalaDozza tornato ai suoi fasti) da anni.
La Fortitudo, adesso. Che ha strapazzato (76-67, il punteggio è bugiardo, nel senso che non c’è mai stata partita) Orzinuovi nella seconda, e ultima, partita casalinga riminese (la seconda giornata, cioè, giocata sul neutro di Rimini a causa della squalifica comminata alla fine della scorsa stagione per l’imbecillità di qualcuno che si definisce tifoso fortitudino) grazie alla prova monstre di capitan Mancinelli (16 punti e 15 rimbalzi) ben coadiuvato dal solito Legion e dall’inaspettato, a questi livelli, Italiano (anche loro in doppia cifra). Un po’ sottotono, invece, il play McCamey e Cinciarini, costretto ad uscire nel finale per una brutta caduta (e a rischio per lo spareggio di domenica prossima a Trieste). Una buona prova, quindi, che sembra corroborare la convinzione di coach Boniciolli che, incurante della cabala, continua a ripetere come la F sia la favorita per la promozione.

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