Una sedia, un messaggio potente, un promemoria necessario

A Ginevra davanti al Palazzo delle Nazioni Unite svetta una sedia decisamente particolare; imponente – alta 12 metri – che poggia solo su tre piedi, il quarto è spezzato, esploso a mezz’aria.

Sì, esploso, perché questa opera chiamata Broken Chair, è un appello per ricordare la sorte delle vittime delle mine antiuomo ed esortare i Paesi ad impegnarsi in favore della loro proibizione.

Nel 1997 il premio Nobel per la pace è stato conferito alla Campagna internazionale per la messa al bando delle mine antiuomo ed alla sua portavoce Jodie Williams.

Uno dei risultati più importanti della Campagna è stata proprio la pressione effettuata su un grande numero di Nazioni per stimolarle a firmare un trattato internazionale sulla messa a bando delle mine antiuomo, e nel dicembre del 1997 ad Ottawa si è tenuta una conferenza nella quale è stato raggiunto questo accordo e predisposto un specifico trattato.

La parte iniziale del preambolo recita: “Gli Stati Aderenti sono determinati a porre fine alla sofferenza ed agli incidenti provocati dalle mine anti-persona, che uccidono e feriscono centinaia di persone ogni settimana, perlopiù innocenti e civili senza difese e soprattutto bambini, impediscono lo sviluppo economico e la ricostruzione, inibiscono il rimpatrio dei rifugiati e degli sfollati all’interno di un Paese, e comportano ulteriori gravi conseguenze anni ed anni dopo il loro utilizzo”.

Spiega molto bene la portata di questa viscida violenza studiata per ferire, mutilare o uccidere, una violenza di cui si parla pochissimo, che non fa notizia. Eppure gli effetti di queste eredità dei conflitti sono importanti: ogni anno, nel mondo, 15mila persone rimangono mutilate o uccise. I più colpiti dei civili uccisi sono bambini (circa il 47%).

Questa “sedia rotta” di grande effetto, invita ad essere fotografata, ma soprattutto è concettualmente potente, posizionata davanti alle bandiere del mondo ci ricorda la brutalità di questa violenza, a non dimenticarla, ma innanzi tutto a rifiutarla per il bene della pace.

Il nostro Paese proprio poche settimane fa ha approvato una legge per contrastare i finanziamenti alle società che producono o vendono mine antiuomo o bombe a grappolo (cluster bombs).  Finalmente, dopo un lunghissimo iter di 7 anni e due legislature (!!!), un principio netto e giusto contro la violazione dei principi umanitari.

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