Consumismo modello Tirana

Cerco una bottiglia di latte.

Possibilmente a lunga scadenza, Possibilmente di una marca di nicchia bio certificata, che viene distribuita nei migliori negozi albanesi.

Mi avventuro nel supermercato despar in un centro commerciale che potrebbe essere in Austria, Germania o in qualsiasi altro paese sviluppato e con alti standard di vita.

Una piazza del consumo, vasto come il Festival dell’Unità a Parco Nord: in una teoria di scale mobili, piani rialzati, parcheggi che salgono e scendono, sai dove entri e non sai dove esci.

E’ la prima volta in tanti anni che mi avventuro in un mega supermercato, forse perchè abituata a dipanare i miei bisogni alimentari in una catena di fornitori sotto casa, a brevissimo chilometro dalla produzione. Uova latte e il formaggio tradizionale molto simile alla feta greca o nella versione ‘ricotta’ sono talmente buoni che non possono mancare nei miei pasti spesso vegetariani e infatti il loro abbinamento con ortaggi locali maturati al sole mediterraneo e a spremute di gustosa frutta  colmano l’orizzonte della  mia fantasia gastronomica.

Ma oggi è il primo giorno di autunno, fuori  scrosci di pioggia minacciosa e quindi dal centro di Tirana, metropoli di 1.000.000 di abitanti e 3.000.000 di Suv – che spesso sollevano muri di acqua , decido di ripararmi in un centro commerciale.

Mi accompagna una collega di matematica da poco migrata da Brescia. E’ anche maestra di dolci.

Muta per lo stupore in quell’inatteso paradiso di fantasie alimentari.

Accanto a prodotti della grande distribuzione ci sono punti vendita di  prodotti locali organizzati con gran gusto in banchi e in spazi  esteticamente e igienicamente impeccabili, con ogni varietà di frutta fresca, secca glicò e caramellata.

Passeggiamo interminabili corsie dove non manca nulla, dove si trova tutto, ma ci sono pochi carrelli e anche quei pochi inspiegabilmente vuoti .

_Sto cercando solo un cartone di latte_.  Ripeto alla mia collega

_  da qualche metro sei nella corsia giusta- commenta ironica.

Metto a fuoco la visione di un allestimento che ricorda a prima visita  un ipermercato americano negli anni 80, con corsie in cui si poteva pattinare e studiare inglese in chilometri di pubblicità di marche sconosciute. Qui non abitano solo le migliori produzioni dell’Albania, un paese a vocazione agricola, ma tutto sommato piccolo: in questo supermercato di Tirana vedo un apparato commerciale di prima classe, con una vastità di scelta internazionale, che comprende l’Italia, i paesi balcanici limitrofi, sconfina nel Nord Europa ma propone  anche USA e Asia, naturalmente passando dalla Turchia e dalla Russia.

Le confezioni di latte made in Italy Parmalat, Granarolo, Buitoni, Scotti sono avvicinate a tutte le possibili varianti greche, macedoni, serbe, tedesche, francesi e americane. (vedi foto ), vegetali  di  riso, di mandorle, di soya e  di latte condensato.

A questo punto il mio comportamento ha una svolta  e decido di buttarmi in uno shopping  alimentare sfrenato.  In Italia guardo sempre le date di scadenza e confronto il prezzo nel piccolo espositore delle bottiglie del latte.  Qui posso praticare la novella arte di noi  anziani cultori del gusto e fare un’analisi sensoriale da grande intenditore. Latte al profumo di fieno, latte senza HD,latte di riso, latte alle mandorle turche, latte alla menta, allo youghurt, al kefir

Mi vien un dubbio:  forse il motivo per cui il latte è così popolare è perché l’Albania è a maggioranza musulmana?

Il carrello straripa e sono per caso prossima a una cassa.

Ma la prossima volta visiterò il reparto alcolici. E farò un video.

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