Quando hai 30 anni il piano ferie, quando sei così fortunato da poterlo fare, è scandito dai matrimoni.
“Prendo la seconda quindicina perché il 26 agosto ho un matrimonio”
“Chi si sposa?”
“Patrizio Ansaldi, il mio amico dell'università”.
“Bello!”
E nella tua testa viaggiano in carovana i ricordi di quando ai tempi dell'università mai avresti pensato che lui, sì proprio lui, un giorno ti avrebbe mandato l'invito per il suo matrimonio.
Quando hai 30 anni il numero di matrimoni a cui vieni invitato si attesta tra minimo 2 e, negli anni peggiori, anche 6. Amici e parenti, tutti tra i 30 e i 40 anni, decidono improvvisamente che è arrivato il momento di istituzionalizzare l'unione.
Quando hai 30 anni e i tuoi amici decidono di sposarsi, sanno che devono procedere sempre con un po' di cauto garbo nell'annunciare l'evento. Il quasi-sposo, o la quasi-sposa, fanno la lista degli invitati e dopo aver elencato i nomi e cognomi delle coppie consolidate, devono fare i conti con la lista dei single. Certi di farti un favore, prima di consegnare la busta con l'invito, gli amici quasi-sposi digitano su Facebook il tuo nome per scoprire se nel frattempo hai trovato l'amore. Dopo le prime ricerche e nessun cenno a fidanzati, o foto profilo che pullulano di cuoricini, o in assenza di “Fidanzato ufficialmente con” o “In una relazione con”, gli amici quasi-sposi decidono di telefonarti.
Dopo i primi convenevoli si procede con l'annuncio.
“Ci sposiamo”.
Tra la loro frase, che presuppone ovviamente l'invito, e la tua risposta che deve mostrare entusiasmo, si insinua un intervallo di tempo brevissimo in cui i tuoi pensieri sono più o meno sempre gli stessi:
Finito il momento dei pensieri disperati, ti trasformi in una di quelle oche giulive da film americano e parti con un “ahhhh, ma che bello!”, frase di rito sulla cui intonazione ed entusiasmo hai lavorato per anni, così da risultare il più naturale possibile.
Dopo il quando, il dove e convenevoli sparsi, gli amici quasi-sposi ti chiedono se stai con qualcuno. Se la risposta è sì, in cuor tuo speri che duri almeno fino al giorno del matrimonio.
Se la risposta è no, gli amici quasi-sposi reagiscono dandoti il beneficio del dubbio.
“Senti, facciamo così, noi sulla busta scriviamo Antonella +1, così puoi portare chi vuoi”.
Ora, la considerazione che il single trentenne fa più o meno sempre in certe situazioni è: e se volessi venire da sola? Poi è chiaro che non lo dici ma lo pensi, perché essere single a 30 anni è la regola e invece voialtri accoppiati quasi-sposi l'eccezione.
“Facci sapere” ti dicono. “Ok, in caso ti avverto per tempo”, rispondi con amarezza.
Circa un mese prima della data fatidica è arrivato il momento di dire agli amici quasi-sposi che nel frattempo l'amore non è arrivato e continui a fare i weekend al mare con l'amico, il più delle volte gay, di sempre.
Anche qui le reazioni sono più o meno da manuale.
“Porta lui”, dove lui è l'amico gay, e tu pensi che in fondo non è proprio una cattiva idea.
Oppure, e questo capita il più delle volte, gli amici-sposi hanno organizzato un tableau mariage di incastri tra single che nemmeno il miglior social network di incontri potrebbe mai fare.
C’è chi dai matrimoni torna vincitore e nel giro di un paio d’anni ricambierà l’invito matrimoniale degli amici ormai-sposi che saranno ricordati nei ringraziamenti come coloro grazie a cui l’amore è nato.
E poi ci sono quelli come me che dai matrimoni tornano con i piedi gonfi e il cerchio alla testa per via dell’open bar, che il dj era parecchio carino e un po’ ci hai anche flirtato, e nei racconti del giorno dopo sei “quella che ha flirtato con il dj”. Risatine, sguardi contriti e la certezza che anche il prossimo matrimonio andrà esattamente così, un prosecco in una mano e uno sculettante ritmo che ti prende nella testa e che fa esattamente così “All the single ladies, all the single ladies, now put your hands up, uh oh oh oh oh oh oh oh!”.
Ndr: l’immagine è autentica. È la lista degli invitati del matrimonio di mia sorella a cui, ovviamente, ho partecipato con molta autoironia e dignità.
“Prendo la seconda quindicina perché il 26 agosto ho un matrimonio”
“Chi si sposa?”
“Patrizio Ansaldi, il mio amico dell'università”.
“Bello!”
E nella tua testa viaggiano in carovana i ricordi di quando ai tempi dell'università mai avresti pensato che lui, sì proprio lui, un giorno ti avrebbe mandato l'invito per il suo matrimonio.
Quando hai 30 anni il numero di matrimoni a cui vieni invitato si attesta tra minimo 2 e, negli anni peggiori, anche 6. Amici e parenti, tutti tra i 30 e i 40 anni, decidono improvvisamente che è arrivato il momento di istituzionalizzare l'unione.
Quando hai 30 anni e i tuoi amici decidono di sposarsi, sanno che devono procedere sempre con un po' di cauto garbo nell'annunciare l'evento. Il quasi-sposo, o la quasi-sposa, fanno la lista degli invitati e dopo aver elencato i nomi e cognomi delle coppie consolidate, devono fare i conti con la lista dei single. Certi di farti un favore, prima di consegnare la busta con l'invito, gli amici quasi-sposi digitano su Facebook il tuo nome per scoprire se nel frattempo hai trovato l'amore. Dopo le prime ricerche e nessun cenno a fidanzati, o foto profilo che pullulano di cuoricini, o in assenza di “Fidanzato ufficialmente con” o “In una relazione con”, gli amici quasi-sposi decidono di telefonarti.
Dopo i primi convenevoli si procede con l'annuncio.
“Ci sposiamo”.
Tra la loro frase, che presuppone ovviamente l'invito, e la tua risposta che deve mostrare entusiasmo, si insinua un intervallo di tempo brevissimo in cui i tuoi pensieri sono più o meno sempre gli stessi:
- che beffa, sono ancora insieme
- ma quest'anno ho già 3 matrimoni, come diavolo faccio?
- si sposano? Ma se sono così giov...ah no, hanno 30 anni.
Finito il momento dei pensieri disperati, ti trasformi in una di quelle oche giulive da film americano e parti con un “ahhhh, ma che bello!”, frase di rito sulla cui intonazione ed entusiasmo hai lavorato per anni, così da risultare il più naturale possibile.
Dopo il quando, il dove e convenevoli sparsi, gli amici quasi-sposi ti chiedono se stai con qualcuno. Se la risposta è sì, in cuor tuo speri che duri almeno fino al giorno del matrimonio.
Se la risposta è no, gli amici quasi-sposi reagiscono dandoti il beneficio del dubbio.
“Senti, facciamo così, noi sulla busta scriviamo Antonella +1, così puoi portare chi vuoi”.
Ora, la considerazione che il single trentenne fa più o meno sempre in certe situazioni è: e se volessi venire da sola? Poi è chiaro che non lo dici ma lo pensi, perché essere single a 30 anni è la regola e invece voialtri accoppiati quasi-sposi l'eccezione.
“Facci sapere” ti dicono. “Ok, in caso ti avverto per tempo”, rispondi con amarezza.
Circa un mese prima della data fatidica è arrivato il momento di dire agli amici quasi-sposi che nel frattempo l'amore non è arrivato e continui a fare i weekend al mare con l'amico, il più delle volte gay, di sempre.
Anche qui le reazioni sono più o meno da manuale.
“Porta lui”, dove lui è l'amico gay, e tu pensi che in fondo non è proprio una cattiva idea.
Oppure, e questo capita il più delle volte, gli amici-sposi hanno organizzato un tableau mariage di incastri tra single che nemmeno il miglior social network di incontri potrebbe mai fare.
C’è chi dai matrimoni torna vincitore e nel giro di un paio d’anni ricambierà l’invito matrimoniale degli amici ormai-sposi che saranno ricordati nei ringraziamenti come coloro grazie a cui l’amore è nato.
E poi ci sono quelli come me che dai matrimoni tornano con i piedi gonfi e il cerchio alla testa per via dell’open bar, che il dj era parecchio carino e un po’ ci hai anche flirtato, e nei racconti del giorno dopo sei “quella che ha flirtato con il dj”. Risatine, sguardi contriti e la certezza che anche il prossimo matrimonio andrà esattamente così, un prosecco in una mano e uno sculettante ritmo che ti prende nella testa e che fa esattamente così “All the single ladies, all the single ladies, now put your hands up, uh oh oh oh oh oh oh oh!”.
Ndr: l’immagine è autentica. È la lista degli invitati del matrimonio di mia sorella a cui, ovviamente, ho partecipato con molta autoironia e dignità.
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