La baracchina

Arrivo a Bologna e non conosco nessuno. Ho fatto tutte le scuole fuori, prima Pescara e poi Perugia e adesso sono tornato giusto in tempo per l’università e non conosco nessuno. E poi è estate, sono tutti al mare, ma chi sono poi questi tutti che non conosco? E non è neanche vero che la città sia deserta perché, invece, la sera, c’è un sacco di gente in giro. Solo che non conosco nessuno e, quindi, per me sono tutti al mare. Spieghiamo. I miei sono al mare, loro sì. Io sono rimasto a Bologna perché, neanche il tempo di ambientarmi, e qui, c’è questa strana consuetudine di fare, chi può, la campagna dello zucchero. Io non sono in uno zuccherificio dei dintorni, sono negli uffici della ANB (anni dopo mi piacerebbe stare in quelli della NBA, ma …) in via D’Azeglio e sarò qui tutta l’estate (e anche un po’ di autunno) giusto il tempo che l’università cominci. Così, ricordo, che la sera, quando uscivo, ero solo, ma non era un problema. C’erano tante, ma proprio tante arene, ma sì, i cinema all’aperto e così ogni sera c’era un film nuovo (o anche vecchio). E poi, poi c’erano le baracchine dei gelati sui viali. Ogni porta, praticamente, aveva la sua. E io me le ricordo. Mi ricordo Mario a Porta D’Azeglio (adesso c’è un giornalaio) e mi ricordo Oliviero a Porta Saragozza (adesso, dove c’era lui non c’è nulla, forse due vespasiani) e c’era sempre un sacco, ma proprio un sacco di gente e automobili e moto e davvero davvero tanta tanta gente. Adesso Oliviero è sullo stradone dalle parti della Certosa e ci andrà anche tanta gente anche adesso, ma non è più la stessa cosa di allora.

E poi c’era l’Agnese (in realtà no, l’Agnese era la baracchina che vendeva i cocomeri di fianco alla baracchina dei gelati in Piazza Trento&Trieste) che era quella, forse, che a me piaceva di più anche se, visto che ero appena arrivato a Bologna ecc … (ma questo l’ho già detto) non avevo una “mia” baracchina preferita finché, finché cominciò l’università. E all’università, si sa, si conosce gente, si fanno amicizie, ci si ritrova per studiare. E così c’era questa ragazzina (no, non era la ragazzina dai capelli rossi) che mi piaceva molto e a lei mi portava in una baracchina in particolare, io non sapevo nemmeno che esistesse, una baracchina dove andavamo a prendere un frappè al cioccolato dopo aver passato tutto il pomeriggio, uno di quei pomeriggi caldi ma ventilati, soleggiati ma senza foschia, il cielo azzurro e l’erba verde, uno di quei pomeriggi di una volta, insomma, a studiare sdraiati sull’erba del parco di Villa Ghigi. E così che mi sono affezionato a questo chiosco che non ha nome, ma che tutti, molti almeno, conoscono come il chiosco di Villa Ghigi (perché è in San Mamolo all’altezza dell’ingresso del parco; arrivando dalla porta c’è la fermata dell’autobus e poi un giornalaio e subito dietro eccola). Già perché la baracchina dopo tutti questi anni c’è ancora e continua a fare ottimi frappè (a me continua a piacere quello al cioccolato) e ottimi gelati. Adesso, da poco, ha cominciato a fare anche le granite, granite che più che granite sembrano grattachecche. E saranno i ricordi, sarà che è tutto buono, sarà che c’è un piccolo giardinetto sotto gli alberi che è sempre fresco anche nei giorni più caldi o sarà, soprattutto, che quando il gusto più strano che trovi nella lista è la crema al croccante o lo zabaione montato, bè secondo me vuol dire che qualcuno, chi sta dietro il banco a fare i gelati, non mi sta prendendo in giro, ma per me è davvero un posto per certi versi magico, inaspettato quanto meno. E dove si sta bene, rilassandosi, al fresco. Un ottimo posto, per chi è ancora a Bologna in questa lunga estate calda, per tirare tardi, per una volta, mangiando un gelato.

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