Un anno di #vivalacampagna

#vivalacampagna va in pausa estiva!

Un anno fa scrissi che la campagna italiana non era più quella descritta dall’impetuoso Nino Ferrer, nell’inno ecologista degli anni 70, “viva la campagna”. La diffusione dell’agricoltura industriale super produttiva con l’introduzione dei ripetuti trattamenti chimici, di nuove razze animali e varietà vegetali iperproduttive, l’abbandono di quelle tradizionali, lo sfruttamento intensivo dei suoli e delle risorse naturali, l’esasperata meccanizzazione, la globalizzazione delle malattie animali e vegetali, aveva nel frattempo alterato pesantemente i residui equilibri naturali dell’habitat contadino, come testimoniato dalla scomparsa delle lucciole, delle rondini, dei pipistrelli, delle rane e di tante altre sentinelle ambientali. Dopo il boom iniziale, tuttavia, anche l’agricoltura super produttiva ha conosciuto una crisi di rigetto: è cresciuta la domanda di biologico e di prodotti naturali, della tradizione e della biodiversità, le grandi catene distributive pretendono prodotti vegetali a residui zero, l’UE ha imposto forti limitazioni nell’uso dei pesticidi e ha finalizzato gli aiuti agricoli comunitari a politiche di “greening”, si incentivano le rotazioni colturali e l’incremento della sostanza organica nei terreni, il risparmio irriguo, l’efficentamento energetico, ecc. In altri termini e’ in atto un tentativo di riconversione verde dell’agricoltura europea trainata soprattutto da una nuova consapevolezza dei consumatori e dei media.

La nostra rubrica nel corso di questo primo anno ha cercato di contribuire a questa indispensabile riconversione raccontando i prodotti agricoli ed agroalimentari della tradizione e della biodiversità emiliano-romagnola; quelli, in sostanza, che nonostante tutto non si sono omologati e hanno conservato nel tempo il rispetto per gli equilibri  ambientali e la dignità delle persone.

Speriamo di esserci riusciti e di poter tornare a cantare, magari in coro, perché attuale, la vecchia e simpatica canzonetta di Nino Ferrer “viva la campagna”.

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