ComunaleMusicVillage: la musica si fa strada nell'estate della "cittadella universitaria"

Uno dei luoghi più “abbandonati” di Bologna è, da sempre, la cittadella universitaria che si raccoglie attorno a PiazzaVerdi. I motivi sono millanta, su tutti, però, è sempre prevalsa la volontà ferma ed inesplicabile di voler mantenere lo status quo; questione di opportunità e di sicurezza è sempre stato detto. A nulla, nel corso degli anni, sono servite le iniziative, pur lodevoli, dei comitati vari (quello di PiazzaVerdi, quello del GiardinoDelGuasto, quello di ViaPetroni) che hanno cercato di riappropriarsi del territorio. Inutilmente, però. Da quest’anno, forse, qualcosa, finalmente sembra possa cambiare. Una maggiore sensibilità (o forse una logica e semplice constatazione: in una città ormai diventata fulcro e tappa irrinunciabile del turismo regionale, si poteva continuare a tenere Piazza Verdi e il Teatro Comunale che su quella piazza si affaccia in balia del più sfacciato e violento degrado urbano?) ed un novello impegno da parte dell’amministrazione comunale unito all’inaspettata disponibilità dello stesso Comunale hanno fatto sì che si potesse creare un evento (strutturato su più appuntamenti) che coinvolgesse sinergicamente tutte le potenzialità operanti nei dintorni per far sì che la piazza (e tutta la zona) tornasse a essere quello che sarebbe dovuta essere da sempre: un fiore all’occhiello per, soprattutto, gli abitanti e poi per gli studenti che gravitano nelle varie facoltà umanistiche della via ed infine per i tanti turisti che, logicamente, vengono attirati da uno dei teatri lirici più antichi, belli e rinomati d’Italia.

Tutto bene, quindi? Non proprio. Perché, visto che siamo a Bologna, città dove la res publica a volte è gestita in maniera non proprio pubblica, quello che è nato è una sorta di giungla che comprende le iniziative più diverse e percorsi (culturali, artistici, gastronomici) a volte stridenti tra loro.

Ma andiamo con ordine, o almeno tentiamo di.

Il Teatro Comunale ha organizzato una manifestazione, ComunaleMusicVillage che prevede dal 18 al 25 luglio (con ingresso gratuito alle ore 21,30) una serie di concerti nel palco montato in piazza Verdi prospiciente l’ingresso del Comunale stesso. Dopo l’inaugurazione di ieri sera con il pianista prodigio Alexander Romanovsky, il programma prevede questa sera 19 i londinesi “The Sterritorio. nere lo staus quo. wingle Singers” con un programma ispirato a rituali e melodie orientali, mentre il 20 sarà la volta dei “Tète de bois”, gruppo di punta della canzone folk/rock italiana; a seguire, il 22 ci sarà il grande concerto sinfonico diretto da Wayne Marshall che vedrà sul palco l’orchestra del TCBo per seguire, il 23 con il jazz di Omar Sosa & il suo Quartetto Afrocubano e terminare, il 25, con la rivisitazione jazzistica di pagine operistiche del Play Verdi Quartet.

Contemporaneamente, e sempre ad opera della Fondazione Lirica, continuano fino al 29 luglio le aperture della Terrazza (un luogo bellissimo, dal fascino straordinario che, chissà perché non è stata aperta prima al pubblico) che offre un servizio bar e ristorazione e una serie di appuntamenti musicali nel foyer con una rassegna di jazz, etnica, pop d’autore, musical e poesia (il 21 con il duo latino As Madalenas, il 24 con I lunedì letterari, il 26 con il concerto di Roberta Giallo, il 28 con quello di Sara Loren per finire il 29 con il Cordas Jazz Trio).

Fin qui, tutto bene. I problemi però iniziano con la sovrapposizione (non dimentichiamo che la volontà era quella di coinvolgere quante più realtà possibili) di iniziative a volte discordanti tra loro. E se il lunedì c’è il mercato contadino a km 0 (ma quanti ce ne sono di mercatini a volte fasulli e dalla dubbia qualità, ma tutti a km 0, che spuntano come funghi; non dimentichiamo che, sempre il lunedì, c’è anche quello della cineteca in Azzogardino, quello che una volta si chiamava Mercatino della Terra …), la pietra della discordia è quello che ha rappresentato l’intervento più vistoso e corposo dell’estate bolognese (e che ha coinvolto organizzativamente Università, Comune e Teatro): il GuastoVillage, una decina di container adattati alla bisogna che ospitano mostre, bistrot, birre artigianali, musica e guardie giurate a presidiare da eventuali ospiti molesti le entrate (sottolineate da archi di lampadine in puro DeLuca style) e che fa tanto periferia di Berlino Est, quando l’Est ancora esisteva o, quantomeno, subito dopo l’annessione; ricongiungimento sarebbe più politically correct, lo ammetto) di questo budello di strada, via del Guasto, percorso da una teoria di, appunto, container adibiti a piccoli, e a volte suggestivi, ritrovi con i tavolini e le sedute ricavate da pallet e i muri e le uscite laterali del Teatro ingentilite e ricoperte da murales ora festosi ora aggettivanti rimandi vari. Intendiamoci, nulla da obbiettare su atmosfere che ricordano tempi di musiche ed artisti felici (Lou Reed e David Bowie, Richard Avedon e Bruce Weber, Wim Wenders e Rainer Werner Fassbinder, Pina Bausch e il Living Theatre) anche se nessuno, credo, dei frequentatori odierni sa di cosa, e di chi, io stia parlando.

Il problema, vero, è che siamo a Bologna. E come sempre, e per non farsi mancare nulla, questa kermesse ha attirato, come riportato dalla stampa cittadina, l’attenzione, e il lungo occhio indagatore, di più di una persona, soprattutto per quel che riguarda l’assegnazione all’associazione che ha vinto l’appalto per la gestione del GuastoVillage ed in subordine anche della Terrazza del Comunale (un appalto che, riguardando una cifra assegnata superiore a quella che consente l’affidamento diretto, avrebbe dovuto essere sottoposto a gara o, quantomeno, alla valutazione di offerte alternative).

Allo stato attuale, ipotesi, illazioni, accuse forse strumentali e che forse lasceranno il tempo che avranno trovato, ma che insinuano, forte, la sensazione (o la certezza?) che leggi, ordinanze, pastoie burocratiche ci siano e valgano per tutti. Per tutti, ma non per tutti.

 

Stefano Righini

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