E adesso, tutti a Trieste!

“L’importante era che in finale ci fosse la Virtus, poi l’avversaria si prende quella che viene”, così l’allenatore virtussino Ramagli prima di scoprire che, asfaltata la Fortitudo nella 5^ e decisiva partita di semifinale, sarà proprio Trieste a contendere la finale alla sua Virtus in quella che ci si aspetta come una serie lunga, dura, combattuta (martedì 13 e giovedì 15 le prime due partite a Bologna; a seguire, lunedì 19 ed eventualmente mercoledì 21 a Trieste ed infine, fosse necessaria, venerdì 23 giugno a Bologna).

Per quello che conta, quest’anno la Virtus è in vantaggio sull’Alma per 2 a 1. Le squadre infatti si sono incontrate 2 volte in campionato ed entrambe le volte ha prevalso la squadra che ha giocato in casa (più risicata la vittoria di Trieste, ampiamente in controllo quella della Virtus) ed una volta in semifinale di CoppaItalia LNP, quando ha vinto Bologna approdando così a quella finale che avrebbe vinto contro Biella riaprendo in tal modo la bacheca dei trofei (un trofeo minore, per carità, ma come diceva quello, se giochi una finale, quale essa sia, meglio vincerla che perderla).

Naturalmente, i precedenti non servono minimamente a dare indicazioni attendibili per quello che verrà. Troppo diverse le squadre (entrambe hanno provveduto a rinforzarsi con due crac per la categoria, mettendo sotto contratto la Virtus Gentile e Trieste Cavaliero). Inoltre, adesso le partite contano davvero e il pallone a spicchi peserà sempre più.

Non è un caso, infatti, che Trieste si affidi ancora nella propria filosofia che divide equamente minuti e responsabilità su 11 giocatori, nei due fondamentali spot di play e centro, a due anziani mestieranti come Pecile e Cittadini, buoni comprimari in anni passati, ma che ora francamente non paiono competitivi, almeno non quando di fronte si troveranno due giocatori come Spissu e Lawson, tutti fosforo e talento. Il talento, appunto, è quello che sembra propendere nettamente a favore della V nera ma questa considerazione non basta a renderla LA favorita. Sull’altro piatto della bilancia, infatti, bisogna mettere una straripante fisicità, soprattutto dei due mori giuliani Javonte Green e Jordan Parks, uno guardia/ala e l’altro ala grande che dovrebbero incrociare le piste, il primo, di Umeh e/o di Spizzichini mentre l’altro sembra essere destinato ad incrociarsi con Ndoja. E proprio questo parrebbe essere il duello che potrebbe indirizzare le partite. Se infatti, sulla carta, il confronto Umeh/Green dovrebbe essere considerato alla pari, sarà proprio la capacità del guerriero bianconero di controllare e limitare il saltatore triestino e subito dopo attaccarlo nella sua metà campo e magari costringerlo a caricarsi di falli, a poter fare la differenza. Certo, i giuliani sembrano non avere la sagoma giusta per contrastare Lawson (con tutto il rispetto per il già citato Cittadini e per DaRos) e quindi, se si riusciranno a contenere i due colored in rosso …



In ultimo, piccole considerazioni sparse sul fallimento (perché non di altro si può e si deve parlare) della Fortitudo.

Si legge di “… ciclo finito …” o “… il gruppo ha dato tutto, ma ora occorre cambiarlo …” o ancora “… decideremo con la società se riprovarci già dall’anno prossimo (quando ci sarà ancora una unica promozione) o aspettare un anno ancora quando le promozioni saranno tre …”. Tutte esternazioni che dimostrano, a nostro avviso, una superficialità pericolosa in vista di una futura annata che dovrebbe certificare la tanto sbandierata grandeur raggiunta. Poche chiacchiere: quando da inizio anno dichiari di essere il favorito, o che “… quando giochi come sai, non ce n’è per nessuno …” e poi non raggiungi nemmeno la finale, anzi la partita decisiva nemmeno la giochi, qualcosa di sbagliato, profondamente sbagliato, a livello societario prima ancora che tecnico, c’è. E forse, se non si può disconoscere che sarebbe stato oggettivamente complicato per chiunque raggiungere l’unica promozione (su 32 partenti iniziali) con i vari Candi e Montano, Italiano e Raucci, Campogrande e Gandini, bisogna anche sottolineare come forse la guida tecnica non sia stata adeguata all’impresa. Partendo dalla constatazione che i vari Ruzzier (ininfluente e forse pernicioso ma nipote del coach) e Roberts (confermatissimo dal coach stesso che poi lo avrebbe rinnegato a campionato già iniziato, e che comunque sarebbe andato a giocare a Pistoia in LegaA) e poi il balletto della sua sostituzione, tutte cose che hanno fatto perdere partite e posizioni in classifica (e quindi le sterili e ridicole polemiche sulla composizione dei due gironi di playoff, oltre che inutili, rimarcano gli errori commessi) sono state farina del sacco di coach Boniciolli, uno che con squadre nettamente favorite ha perso due playoff consecutivi. D’accordissimo dunque sulla necessità di riformare il team, non sarebbe male, forse, ripensarlo a partire proprio dall’allenatore.

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