“Amici di Maria DeFilippi” e Morgan

Sarà questa febbre fredda, gira la testa e le gambe tremano ma la temperatura rimane bassa, ma ho passato la sera a smanettare compulsivamente sul telecomando.

Capito su Canale5, c’è il serale di Amici, e mi accorgo subito che sta succedendo qualcosa di epocale.

Ora una piccola divagazione si impone. “Amici” è un tutorial,  qualunque cosa questo significhi. In sostanza, ci sono due squadre di aspiranti artisti, cantanti ballerini attori ma soprattutto cantanti, seguiti, ma più guidati, da un coach (mental coach?) che si avvale di una squadra di consulenti/esperti/assistenti per le prove e la preparazione miranti alla sfida serale; già, perché il giochino si basa su una sfida ad eliminazione, uno di ogni squadra, uno contro l’altro, si esibiscono secondo le proprie capacità (di solito ballerino/ballerino o cantante/cantante, ma può capitare anche ballerino/cantante), sfida nella quale i ragazzi verranno giudicati da una giuria di esperti.

Almeno questo è quello che ho capito (riconosco la mia deficienza in merito: “Amici di Maria DeFilippi”, va in onda da qualche lustro quindi se non conosco il meccanismo la colpa è solo mia).

Ora, visto che siamo su Mediaset e una ospitata non si nega a nessuno, nei team delle due squadre si riconoscono il figlio di quello che fa promozioni televisive e la coreografa di cui nessuno ha mai ballato nulla,  mentre nella giuria c’è la ex ragazza che ripeteva le battute che ascoltava nelle cuffiette, quello uscito dal Grande Fratello e l’attore (attore?!?!) da serie televisiva tutta cuore amore pinzillacchere. Ma il vero punto di forza sono, dovrebbero essere, i due coach. E se uno è la cantante, italiana, che però canta in inglese altrimenti “non riesce ad esprimere la propria poetica”, l’altro coach è Morgan (non sto nemmeno a dire chi sia Morgan, tanto internazionalmente noto esso sia).

Adesso. Invitare in una trasmissione televisiva, a qualunque titolo, Morgan, ricorda quando Costanzo (toh, il marito della DeFilippi, sarà un caso?) ospitava in trasmissione Sgarbi sapendo che ogni puntata sarebbe terminata con una querela.

Detto questo, il clou della serata è stato tutto nello scontro tra i componenti della squadra bianca, quella di Morgan, e il coach Morgan stesso. I ragazzi, stanchi dell’assolutismo del loro mentore (o quello che sarebbe dovuto essere il loro mentore) che pretende di assegnare loro le canzoni da interpretare durante le sfide dedicando comunque loro pochissimo del suo prezioso tempo hanno deciso di sfiduciarlo, chiedendo più libertà e più autodeterminazione nella scelta delle canzoni che dovrebbero dare respiro alla loro arte.

Certo mi rendo conto di come ci siano cose più importanti cui pensare: basterebbe seguire lo scenario che prefigura una possibile futura guerra atomica atta a placare i feromoni del medesimo machismo declinato in salsa hamburger e kimchi. Però, caspita, si potrebbe anche pensare. Una mozione sindacale (soprattutto artistica) nel tempio del nulla televisivo, della massificazione assurta a concetto, della standardizzazione al ribasso delle proposte. Non sarà il materialismo dialettico di hegeliana memoria, però …

A questo punto, non riesco ad esimermi dal guardonare le confessioni, le istanze, le richieste dei tre baldi ed arditi rivoluzionari.

Peccato che ben presto a venir esternate in tutta la loro ridicolaggine, siano solo i rancori, le frustrazioni, le arroganze di tre ragazzotti di poco talento ma tanta presunzione.

E se le frasi ricorrenti sono: “… nelle canzoni che ci vuole far cantare Morgan non mi ci riconosco …” (ma che cavolo vuol dire, qualcuno spieghi loro che se vuoi essere un interprete, quello devi fare,  è interpretare) o “… se devo uscire, voglio uscire dopo aver fatto vedere chi sono …” (un arrogante,  appunto), il leitmotiv che le unisce è “… come è possibile aver perso due gare di seguito …”.

E dire che basterebbe così poco a darsi, come direbbe Marzullo, una risposta: non può essere che gli altri siano stati più bravi (o forse solo meno presuntuosi?)

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